A Palermo volti (e voci) dei siciliani emigrati: "tornano a casa" nell'ex chiesa alla Kalsa
Nel nuovo spazio culturale l'installazione firmata da Stefano Savona documentarista di fama internazionale. Un "atlante audiovisivo" che racconta l'Isola del XX secolo
Dettaglio dell'installazione "Nostos" di Stefano Savona (foto di Igor Petyx)
Nostos, "Tornare a casa". È un punto fisso, di partenza e di arrivo nelle storie di emigrazione legate alla Sicilia. Sono vite legate alla terra, ai racconti di guerra, alle partenze e ai ritorni, ai viaggi tra un continente e l’altro con la speranza e la voglia un giorno di rivedere l’Isola. A Palermo mancava uno spazio culturale stabile dedicato alla memoria e al racconto delle esperienze dell’emigrazione siciliana nel mondo. O almeno non ce ne sono di simili: un vero e proprio "atlante audiovisivo" che viene inaugurato venerdì 28 novembre.
Si chiama proprio “Nostos – memorie dell’emigrazione siciliana nel mondo”, l’installazione multimediale allestita nell’ex chiesa dei santi Euno e Giuliano come evento conclusivo del progetto di Italea Sicilia, l’antenna siciliana del progetto omonimo del Ministero degli Esteri. Finanziato dal PNRR, mira a rinsaldare i rapporti dei siculo-discendenti con la terra delle origini, ovvero è dedicato anche ai cosiddetti “turisti delle radici”. Un risultato possibile grazie al Comune di Palermo, che ha concesso lo spazio alla Fondazione "Le Vie dei Tesori", partner di Italea Sicilia. All’inaugurazione presenti il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, il vicesindaco e assessore alla Cultura Giampiero Cannella insieme a numerosi sindaci dei 70 piccoli Comuni siciliani che fanno parte della rete "Borghi dei Tesori", partner dell’associazione Italea Sicilia e a diversi rappresentanti del mondo accademico e imprenditoriale.
L’ex chiesa di Sant’Euno si colloca in un quartiere di grande interesse monumentale e turistico, a pochi passi dalla chiesa della Magione, dalla chiesa dello Spasimo, dal Teatro Garibaldi, dal museo della memoria della Fondazione Falcone. L’installazione permanente è firmata da Stefano Savona, documentarista di fama internazionale, membro dell’associazione Italea Sicilia, vincitore nel 2018 dell’Oeil d'Or, il premio del Festival di Cannes assegnato al miglior documentario, ed è un percorso multimediale e coinvolgente che racconta le radici siciliane nel mondo.
«Il mio intento era quello di preservare in un archivio le memorie di queste storie incredibili, che raccontano dei più poveri della Sicilia, vite che altrimenti sarebbero andate perse perché gran parte degli intervistati oggi non esiste più», dice Savona. L’archivio si compone di circa 200 ore di testimonianze audiovisive, racconti di emigrazione di centocinquanta contadini, braccianti, pastori, pescatori, nati tra il 1910 e il 1930 in cento diversi comuni della Sicilia, che Savona ha raccolto tra il 2008 e il 2010, con l’obiettivo di costituire il nucleo di un atlante audiovisivo della cultura popolare nella Sicilia del ventesimo secolo.
«La più anziana tra gli intervistati - continua Savona – aveva 107 anni. Ora i loro volti racconteranno letteralmente la loro storia dalle 12 postazioni delle cripte dell’ex chiesa, con dei loop audio-video che durano dai 10 minuti fino a due ore, tutto sottotitolato in italiano e inglese». Attraversando la cripta, ci si immerge in questo coro di voci che raccontano momenti di vita vissuta nelle campagne, la lotta per le terre, il lavoro minorile o racconti di guerra.
Avvicinandosi ai volti, a dimensione naturale, si può ascoltare quello che hanno da dire per il tempo che si ritiene opportuno. Sono testimonianze uniche e irripetibili, poiché sono le uniche che permettono di apprendere dalla viva voce dei protagonisti quale fosse la vita nelle campagne dell’Isola nel Ventesimo secolo. Pezzi di storie vere ma anche di fiabe popolari: «A volte non si capisce la differenza finon in fondo – aggiunge Savona- . Si tratta di vicende che hanno spesso come sfondo il mondo rurale e il “premio” quasi sempre alla fine della storia sono fichi o del pane, quasi mai delle monete d’oro».
Nell’aula superiore la Sicilia diventa un’installazione di fili di lana colorati che tessono legami e memorie che si stagliano sulla navata bianca dell'ex chiesa e animano lo spazio legando idealmente l'Isola al resto del mondo.
Si chiama proprio “Nostos – memorie dell’emigrazione siciliana nel mondo”, l’installazione multimediale allestita nell’ex chiesa dei santi Euno e Giuliano come evento conclusivo del progetto di Italea Sicilia, l’antenna siciliana del progetto omonimo del Ministero degli Esteri. Finanziato dal PNRR, mira a rinsaldare i rapporti dei siculo-discendenti con la terra delle origini, ovvero è dedicato anche ai cosiddetti “turisti delle radici”. Un risultato possibile grazie al Comune di Palermo, che ha concesso lo spazio alla Fondazione "Le Vie dei Tesori", partner di Italea Sicilia. All’inaugurazione presenti il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, il vicesindaco e assessore alla Cultura Giampiero Cannella insieme a numerosi sindaci dei 70 piccoli Comuni siciliani che fanno parte della rete "Borghi dei Tesori", partner dell’associazione Italea Sicilia e a diversi rappresentanti del mondo accademico e imprenditoriale.
L’ex chiesa di Sant’Euno si colloca in un quartiere di grande interesse monumentale e turistico, a pochi passi dalla chiesa della Magione, dalla chiesa dello Spasimo, dal Teatro Garibaldi, dal museo della memoria della Fondazione Falcone. L’installazione permanente è firmata da Stefano Savona, documentarista di fama internazionale, membro dell’associazione Italea Sicilia, vincitore nel 2018 dell’Oeil d'Or, il premio del Festival di Cannes assegnato al miglior documentario, ed è un percorso multimediale e coinvolgente che racconta le radici siciliane nel mondo.
«Il mio intento era quello di preservare in un archivio le memorie di queste storie incredibili, che raccontano dei più poveri della Sicilia, vite che altrimenti sarebbero andate perse perché gran parte degli intervistati oggi non esiste più», dice Savona. L’archivio si compone di circa 200 ore di testimonianze audiovisive, racconti di emigrazione di centocinquanta contadini, braccianti, pastori, pescatori, nati tra il 1910 e il 1930 in cento diversi comuni della Sicilia, che Savona ha raccolto tra il 2008 e il 2010, con l’obiettivo di costituire il nucleo di un atlante audiovisivo della cultura popolare nella Sicilia del ventesimo secolo.
«La più anziana tra gli intervistati - continua Savona – aveva 107 anni. Ora i loro volti racconteranno letteralmente la loro storia dalle 12 postazioni delle cripte dell’ex chiesa, con dei loop audio-video che durano dai 10 minuti fino a due ore, tutto sottotitolato in italiano e inglese». Attraversando la cripta, ci si immerge in questo coro di voci che raccontano momenti di vita vissuta nelle campagne, la lotta per le terre, il lavoro minorile o racconti di guerra.
Avvicinandosi ai volti, a dimensione naturale, si può ascoltare quello che hanno da dire per il tempo che si ritiene opportuno. Sono testimonianze uniche e irripetibili, poiché sono le uniche che permettono di apprendere dalla viva voce dei protagonisti quale fosse la vita nelle campagne dell’Isola nel Ventesimo secolo. Pezzi di storie vere ma anche di fiabe popolari: «A volte non si capisce la differenza finon in fondo – aggiunge Savona- . Si tratta di vicende che hanno spesso come sfondo il mondo rurale e il “premio” quasi sempre alla fine della storia sono fichi o del pane, quasi mai delle monete d’oro».
Nell’aula superiore la Sicilia diventa un’installazione di fili di lana colorati che tessono legami e memorie che si stagliano sulla navata bianca dell'ex chiesa e animano lo spazio legando idealmente l'Isola al resto del mondo.
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