STORIE

HomeCulturaStorie

Anche Palermo ha il suo "Brian May": chi è Peppe che porta i Queen in giro per l'Europa

Tra sacrifici, partenze e ritorni, ma con la musica come filo invisibile che lo lega alla sua terra natìa. La storia di un talento siciliano che trasforma il silenzio in emozione

Viviana Ragusa
Giornalista
  • 2 settembre 2025

Peppe Viola

Un attimo prima, il silenzio. Poi, Peppe Viola imbraccia la sua Red Special, la stessa chitarra che Brian May ha reso leggendaria, e le note di "Who Wants to Live Forever" risuonano raggiungendo il cuore del pubblico. È questa la magia che accompagna da sempre il chitarrista palermitano.

Ogni volta che le corde vibrano durante un brano dei Queen, Peppe sente un filo invisibile legarlo a Brian May. Non lo ha mai incontrato, eppure è il suo maestro spirituale.

«La prima volta che l’ho suonata ho avuto i brividi – racconta il musicista palermitano pensando a "Who Wants to Live Forever" – e ancora oggi, ogni volta, provo la stessa sensazione. La musica ha il potere di smuoverti dentro senza che tu sappia spiegarti il perché».

Peppe nasce a Palermo nel 1981 e da lì muove i primi passi nel mondo della musica. La scintilla scocca durante gli anni delle scuole medie, quando con i compagni scambia le cassette dei Doors, dei Nirvana, dei Guns N’ Roses.

Sono gli anni '90, Freddie Mercury è scomparso da poco, e in tutto il mondo la voce del celebre frontman risuona in tutte le radio, più forte di prima. «È stata una folgorazione. Non so cosa sia successo, ma da quel momento non ho potuto fare a meno di ascoltare, studiare, cercare di capire - racconta Peppe -.

Ho imparato la chitarra da solo, con i manuali e con le VHS; mettevo in pausa, tornavo indietro e osservavo i movimenti delle mani. Brian May è stato il mio maestro spirituale. Non l’ho mai incontrato, ma è stato lui a insegnarmi a suonare».

Col tempo Peppe non si è limitato a imitare, ma ha trovato una sua identità. «Tutti i musicisti all’inizio partono dall’imitazione del proprio idolo, è naturale. Ma poi arriva il momento in cui capisci che devi camminare da solo. Io ho preso tanto da Brian May, ho fatto miei i suoi segreti tecnici, ma col tempo ho sviluppato un mio stile».

A Palermo Peppe vive anni intensi di musica, tra serate nei locali e progetti ambiziosi insieme ad altri talenti della città. Con i Giullari di Corte ha inciso un EP e calcato diversi palchi, arrangiando e scrivendo insieme al gruppo.

Poi, però, la vita lo mette davanti a una scelta dolorosa. Una notte, qualcuno gli porta via tutto, amplificatori, pedaliere, mixer, perfino il computer. Restano solo le chitarre, custodite a casa. «Non avevo più nulla con cui lavorare. È stato allora che ho deciso di andare via da Palermo».

Così, otto anni fa, Peppe si trasferisce in Lombardia, in provincia di Bergamo. Lavora in una multinazionale, ma la musica (e la Sicilia) sono già pronte a richiamarlo. «La musica non mi ha mai abbandonato. Anche se fai delle pause, lei torna sempre da te - confida -. È come un fluido che ti gira attorno e ti dice "non mollare"».

Inizia a ritrovare il piacere di suonare con le orchestre di liscio, molto diffuse a Bergamo, Lecco, Brescia e Cremona. E alla fine del 2023 il destino lo porta a incontrare i ragazzi catanesi del tributo "Freddie – The Show Must Go On". All’inizio sono solo tre date. Ma il successo è immediato: teatri pieni, standing ovation, richieste ovunque. Così la collaborazione diventa stabile e oggi la band gira in lungo e in largo per l’Italia, con alcune date anche all’estero. A Malta, per esempio, hanno registrato sold out, con un pubblico in delirio per un omaggio che è molto più di una semplice imitazione.

«Con i ragazzi di Catania mi sono sentito subito a casa – racconta Peppe –. Appena ci siamo incontrati è stato come se ci conoscessimo da sempre. E ogni volta che vedo l’Etna dall’aereo, sento di essere tornato nella mia terra».

Lo spettacolo è un viaggio emozionale che ripercorre la storia e l’eredità dei Queen. E Peppe, con il suo ruolo di chitarrista solista, ha il compito (delicato) di portare sul palco la voce "secondaria" della band, quella di Brian May.

Dietro le quinte, non ci sono grandi rituali. Solo la consapevolezza di affrontare ogni volta un pubblico che pretende il massimo. «Quando sali sul palco con un tributo a una band così grande, il pubblico pretende di ascoltare i Queen - spiega Peppe -. E ti chiedi: piacerà davvero? Sarò mai all’altezza?».

E sono i gesti semplici a ripagare ogni dubbio. Come quella volta in cui, al termine di un concerto, una ragazzina ferma Peppe con gli occhi pieni di emozione dicendogli "Sai, io suono la chitarra e da grande voglio diventare come te".

Peppe sorride ricordando quel momento: «Ha ripagato tutti i sacrifici di una vita. In quell’istante ho capito che tutto ciò che faccio ha un senso».

Pur vivendo al Nord con la compagna e il figlio di 9 anni, Peppe non ha mai reciso il legame con la sua terra. «La Sicilia è la mia mamma. Palermo è il mio cuore, la mia città».

Continua a viaggiare con la musica, mosso da quella passione nata dai nastri delle musicassette e delle VHS consumati negli anni '90. I sogni non muoiono mai. Cambiano forma, a volte si nascondono, ma tornano sempre.
Ti è piaciuto questo articolo?
Seguici anche sui social
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.

GLI ARTICOLI PIÚ LETTI