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Angela riproduce i "centrini" della nonna sui muri: l'arte del ricamo rivive sulle Madonie

È una delle tradizioni siciliani più a rischio che potrebbe diventare solo un ricordo nella memoria di pochi. A custodire e tramandare quest'arte ci ha pensato Angela Sottile

  • 11 novembre 2021

C’è stato un tempo in cui i pensieri e le parole passavano dalle mani, abili, delle donne in Sicilia. Da queste pratiche, dal minuzioso lavoro fatto a mano delle ricamatrici, è nato, ad esempio, il "chiacchierino".

Per quanti non lo sapessero, quest’ultimo è il nome di uno dei più antichi lavori all’uncinetto che, un tempo, era attività rutinaria nella quotidianità delle donne.

Oggi l’arte del ricamo, per quanto rimanga ancora viva in alcuni angoli dell’Isola, rischia di scomparire e diventare solo un ricordo nella memoria di chi ha avuto la fortuna di stare al fianco delle nonne.

E a scongiurare tutto ciò, come spesso accade, arriva l’arte contemporanea e, in particolare, l’opera "Le ricamatrici" di Angela Sottile.

Nata a Castelbuono, nel Palermitano, Angela ricorda bene i pomeriggi passati tra chiacchiere e "centrini" con la nonna e con le sue amiche e, volendo custodire in primis e tramandare, con strumenti più moderni, questa antichissima cultura ha proposto le sue "ricamatrici".
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«Da sempre nel mio lavoro artistico - ci ha detto Angela - cerco di mescolare le tecniche antiche con linguaggi contemporanei che possano tradursi in un messaggio trasversale per tutti.

In questo lavoro che ho proposto e realizzato all’interno del più ampio progetto I Art Madonie ho voluto fortemente riportare queste tracce di cultura tradizionale che, a mio avviso, erano assolutamente calzanti con il concept richiesto.

Ho preso a modello proprio i "centrini" di mia nonna, li ho fotografati e riprodotti».

Il murales dal titolo, appunto, "Le ricamatrici", misura 4 metri per 7 circa e si può ammirare su una facciata della sede della Protezione Civile nel comune di Geraci Siculo, nel cuore delle Madonie.

Nella realizzazione, molto poetica, di Angela Grasso, alcune donne, disposte una accanto all’altra, esattamente come si faceva un tempo, tessono frammenti di cielo, con ai piedi uno scorcio delle montagne e ad abbracciarle, simbolicamente, le trame, originali, dei ricami della nonna.

«Ricordo benissimo queste atmosfere e gli insegnamenti di queste donne, come il “punto erba” ad esempio, che provavo a fare da piccola - aggiunge Angela -. L’obiettivo di questa opera è proprio quello di custodire un patrimonio che è radice di tutti noi e che spero possa arrivare anche alle nuove generazioni.

L’arte a tal proposito può essere uno strumento efficace».
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