Da Palermo gira il mondo (in gommone): le missioni di Sergio, che ora mira al Giappone
È a Fondachello, frazione di Casteldaccia, che matura la sua passione per il mare. Da allora Sergio Davì non si è più fermato. Un'impresa da record dopo l'altra. La sua storia

Sergio Davì
Sergio Davì, classe ‘65, siciliano di mare aperto, navigatore che gli appassionati di nautica a motore conosceranno già per le sue traversate trans-oceaniche, ci ha svelato cosa c’è dietro alla sua passione per la nautica e come si organizza un’avventura da 10.000 miglia lungo l’oceano.
La passione per il mare l’ha maturata durante l’infanzia in quella zona di Casteldaccia conosciuta un tempo come Fondachello, ove la famiglia possedeva una casa con un accesso diretto sulla spiaggia: «Il mare noi siciliani lo abbiamo nel DNA», ancora chiari e luminosi i ricordi di quegli anni trascorsi a bordo della sua prima barchetta (una Lord 300), con la quale si allontanava quattro, cinque metri al massimo dalla battigia, gettava la sua ancora costruita con una pietra legata per bene ad una cimetta, posizionava il suo telo da mare su delle stecche per formare un tettuccio e ideava così, Sergio Davì, le sue imprese che oggi compie navigando in tutti i mari del mondo.
La passione per la nautica, ereditata principalmente dal papà, l’ha fortemente condivisa coi fratelli, in particolare con uno di questi che, oggi, non è più su questa terra a causa di una grave malattia che lo ha spento all’età di 49 anni. Di lui conserva gelosamente il suo coltello, necessario per espletare alcune operazioni in mare.
Sergio si definisce un sognatore: «I sogni, anche quelli che non verranno realizzati, aiutano a vivere meglio; sognare rende gli uomini liberi» e lui è riuscito a liberarsi dal peso della monotonia e, per nulla soddisfatto del suo primo lavoro, ha sognato di vivere di mare.
Quella per i gommoni, che lui stesso definisce le “jeep del mare”, è infatti una passione che nutre sin da ragazzino tanto che, all’età di 18 anni, Sergio acquista il suo primo gommone. Nelle stagioni estive, lavorava come skipper. In una giornata di mare, ha con sé a bordo un imprenditore di Amsterdam il quale, credendo di provocare Sergio, gli chiede se fosse mai riuscito a raggiungere Amsterdam in gommone; Sergio, da buon siciliano, cocciuto sognatore, risponde “ccà certo!”
Era il 28 ottobre 2010 quando lo skipper palermitano Sergio Davì compie la sua prima impresa: raggiunge Amsterdam da Palermo, percorrendo 3000 miglia marine. La ricorda, a fronte delle altre imprese vissute successivamente, come una delle più ardue: ha dovuto affrontare un clima rigido, ha dovuto superare ostacoli e imprevisti che inevitabilmente si presentano durante un tragitto lungo e impegnativo; 41 giorni vissuti in mare, intervallati da brevi soste che, però, hanno regalato a Sergio e al suo equipaggio piacevoli incontri e momenti di distensione.
A bordo di un Solemar 10 metri motorizzato con 2 mercury Verado F300, dopo aver fatto sosta in Sardegna, attraversato varie località della costa spagnola, e poi ancora in Atlantico risalendo il Portogallo, la Francia, sfidando le insidie del Golfo di Biscaglia, sino al canale della Manica dove ha effettuato una sosta a Brighton, giunge il 7 dicembre 2010, con una temperatura di -6 °C, nei canali olandesi che conducono ad Amsterdam. Ciascuna delle 161 ore di navigazione è raccontata nel libro “Palermo-Amsterdam 3000 miglia in gommone”.
Conclusa con successo questa prima impresa, già un’altra meta si profilava all’orizzonte: Nordkapp, il "tetto del mondo". Davì lo conquista nel 2012 navigando per oltre 4000 miglia nautiche da Palermo al Circolo Polare Artico, realizzando la “Nordkapp RIB Mission”, un’Impresa glaciale portata a termine il 7 Agosto, dopo 52 giorni di navigazione, a bordo di un gommone open da 8m bimotorizzato con fuoribordo benzina da 150HP.
Ispirato molto dalla figura di Giovanni Bracco (morto il 18 Dicembre 2021), fondatore dell'associazione Sea Adventure e firma della rivista di settore “Il Gommone e la nautica per tutti”, al quale lo skipper palermitano rivolgeva profondo affetto e stima, e spinto da questo devastante spirito di avventura, Davì vuole coronare il sogno di tutti i navigatori: attraversare l’Oceano Atlantico. Così, nel 2015 tenta la traversata da Palermo a Rio de Janeiro a bordo di un gommone di 9m motorizzato con due entrofuoribordo diesel da 200hp.
L’ “Atlantic Rib Crossing – da Palermo a Rio de Janeiro in gommone” finisce però dopo quasi un mese di navigazione e 1670 miglia nautiche, a causa di uno sfortunato imprevisto. Un incendio a bordo a poche miglia dalle coste di Lanzarote ferma il sogno atlantico, fortunatamente senza conseguenze per il coraggioso capitano siciliano. Sergio però è paziente, alla vigilia di ogni impresa lavora molto sullo stato mentale, ancor più che sulla sua forma fisica; per questo il sogno di ormeggiare in Brasile è solamente rimandato.
La voglia di rivincita e la perseveranza nell’affrontare gli imprevisti, la sua straordinaria resilienza, porta Davì a perseguire il sogno atlantico. Corre l’anno 2017, e lo skipper palermitano intraprende la “Ocean RIB Experience” da Palermo a Recife (Brasile): un totale di 4300 miglia nautiche, 300 ore di navigazione, un gommone Master di appena 10m spinto da una coppia di propulsori Suzuki fuoribordo benzina da 200HP: questi i numeri con cui stabilisce il record di navigazione, scrivendo una pagina significativa nella storia della gommonautica mondiale. L’impresa straordinaria darà vita al suo secondo libro “Io, il mare e il mio sogno atlantico”.
Durante la nostra intervista, ammetto di aver subito anche io il fascino di Sergio Davì e spinto da una fortissima curiosità ho chiesto come si pianificasse un’impresa di questo tipo in ordine di priorità; a questa domanda Sergio afferma di «vivere tre fasi; la prima quella dell’immaginazione del viaggio, lo studio quindi la ricerca, poi la fase esplorativa reale della navigazione e infine una fase conclusiva in cui lo stesso fa un confronto tra ciò che ha ideato e ciò che ha vissuto».
Sergio è un sognatore godereccio, uno che vuol vivere tutti i momenti che ha originariamente pianificato, non vuol perdersi nulla. Il successo della traversata transoceanica lo porta verso una nuova sfida con sé stesso. Nel giugno 2019 salpa da Palermo alla volta di New York. “Ice RIB Challenge”, questo il nome dell’avvincente impresa che lo vede protagonista di un’esperienza lunga quasi 7000 miglia nautiche a bordo di un gommone Nuova Jolly di 11 metri motorizzato con due fuoribordo Suzuki da 350hp ciascuno. Tre mesi di navigazione in solitaria, portando alta la Torcia della Pace e domando l’Oceano Atlantico settentrionale.
Durante questa avventura, la più impegnativa e rischiosa, Davì affronta condizioni proibitive nella zona Glaciale, trovandosi a fronteggiare iceberg avvolti dalla nebbia e avverse condizioni meteomarine di uno dei mari più insidiosi al mondo, il Mar di Labrador.
A pochi mesi dal successo newyorkese, nonostante il blocco mondiale a causa dell’inaspettata pandemia da Covid, Sergio Davì vuole incasellare un altro traguardo nel suo palmares; per tale motivo, insieme al suo staff, si è messo subito a lavoro, con fertile e sollecita attività, per la realizzazione di un nuovo sogno americano, ancora più ambizioso: l’attraversamento (ancora una volta) dell’Oceano Atlantico per attraversare il Canale di Panama e raggiungere l’Oceano Pacifico. Nasce così la “Ocean to Ocean RIB Adventure”, transoceanica in gommone da Palermo a Los Angeles, concretizzatasi tra dicembre 2021 e maggio 2022.
Circa 6 mesi di viaggio quasi 10,000 miglia nautiche, prevalentemente in solitaria, con solo un paio di avvicendamenti di ospiti speciali. L’impresa è stata compiuta a bordo di un Nuova Jolly Prince 38cc motorizzato con due Suzuki DF300B. A tal proposito, avendo seguito attentamente da remoto quell’impresa e ricordando che in quella stessa traversata lo skipper palermitano è stato contagiato da Sars-CoV-2, ho chiesto quanta forza mentale e quanta robustezza fisica occorrano per fronteggiare anche gli imprevisti. Sergio si aggrappa alla sua Resilienza fondamentalmente, per lui la forza mentale, il coraggio emotivo «contribuiscono al 70 % nella realizzazione di questi record; la preparazione fisica serve al 30% e comunque è direttamente consequenziale a quanto ciascuno di noi sia resiliente».
Fondamentale il ruolo della famiglia, della moglie Elena Foddai, che lo ha sempre sostenuto, mai appesantito. Tanti i momenti nei quali Sergio si è trovato in difficoltà, non ne fa un segreto nella nostra intervista; non si è mai trovato nella condizione di dover dire o anche solo pensare “chi me lo ha fatto fare!” ma non nasconde di avere vissuto momenti difficili in cui è stato fortemente desideroso di completare quella tappa per poter trovare un po' di quiete e riposare.
«A differenza di una traversata oceanica in barca a vela, il gommone non è dislocante, è planante, e si ha la sensazione di stare in una lavatrice. Richiede uno sforzo fisico importante, ma ancor di più una larga quota di pazienza. Il momento peggiore mai vissuto durante una traversata è stato sicuramente l’incendio a bordo a poche miglia dalle coste di Lanzarote nel 2015. Ma da quel momento ho appreso una grande lezione che mi è servita per le successive imprese». Sono gommoni di linea quelli utilizzati dallo skipper palermitano, ma come sottolineato dal Direttore di produzione Nuova Jolly, Antonio Aiello, Davì sembra essere molto meticoloso nella scelta del corredo di bordo, nella manifattura del T-top: i suoi piccoli accorgimenti hanno contributo alla perfetta riuscita delle missioni ma anche alla crescita delle case produttrici di queste imbarcazioni.
Le spedizioni nautiche di Sergio Davì sposano soprattutto un’importante causa scientifica: lo skipper palermitano si è occupato, infatti, di campionare le acque del mare durante le sue imprese nautiche. Obiettivo: verificare la concentrazione di microplastiche. Un’analisi compiuta già durante la tratta Palermo-Los Angeles e i cui risultati sono stati presentati dal gruppo di ricerca di ATeN Center dell’Università di Palermo a giugno del 2023.
«Essere parte attiva nella ricerca scientifica – ha dichiarato Sergio Davì in una conferenza che si è tenuta presso il Rettorato dell’Università degli Studi di Palermo il 9 maggio 2023 – attraverso il prelevamento dei campioni di acque che ho poi consegnato ad ATeN Center di Unipa e ad IZS Sicilia, è stato per me un vero onore. Sapere di poter dare anche un piccolo contributo al grande lavoro svolto dai ricercatori, mi dà speranza, nel presente e nel futuro, perché ritengo di fondamentale importanza l’impegno, anche piccolo, che ciascuno di noi può dare per contenere le forme d’inquinamento con l’obiettivo di salvaguardare il nostro pianeta, senza il quale non credo potremmo vivere».
In occasione della “Japan Sea Expedition” che lo condurrà, a bordo di un gommone Italboats Stingher spinto da due propulsori Suzuki da 300HP, dalle coste del capoluogo siciliano a Tokyo, capitale del Giappone, collaborerà con l’Università di Palermo alla quale si aggiunge il Politecnico di Torino; scopo della ricerca è valutare lo stato di inquinamento marino e atmosferico delle acque al fine di tutelare gli ecosistemi marini e terrestri. Sulla data di partenza, Sergio non scioglie le riserve, preoccupato per la situazione geopolitica internazionale, auspica di poter prendere presto il largo.
Tante le tappe che lo attendono: le coste della Grecia, il mare d’Egitto, l’Arabia Saudita, e ancora l’India dopo aver attraversato il Golfo di Oman, per poi giungere sulle coste dello Sri Lanka; navigherà nel Golfo di Bengala, attraverserà lo Stretto di Malacca per fare sosta a Singapore in Malesia; ripartirà alla volta delle isole Filippine, probabilmente attraccherà a Taiwan per poi navigare velocemente verso Tokyo. Noi di Balarm lo seguiremo, facendo il tifo per lui. Mare Calmo Comandante Davì.
La passione per il mare l’ha maturata durante l’infanzia in quella zona di Casteldaccia conosciuta un tempo come Fondachello, ove la famiglia possedeva una casa con un accesso diretto sulla spiaggia: «Il mare noi siciliani lo abbiamo nel DNA», ancora chiari e luminosi i ricordi di quegli anni trascorsi a bordo della sua prima barchetta (una Lord 300), con la quale si allontanava quattro, cinque metri al massimo dalla battigia, gettava la sua ancora costruita con una pietra legata per bene ad una cimetta, posizionava il suo telo da mare su delle stecche per formare un tettuccio e ideava così, Sergio Davì, le sue imprese che oggi compie navigando in tutti i mari del mondo.
La passione per la nautica, ereditata principalmente dal papà, l’ha fortemente condivisa coi fratelli, in particolare con uno di questi che, oggi, non è più su questa terra a causa di una grave malattia che lo ha spento all’età di 49 anni. Di lui conserva gelosamente il suo coltello, necessario per espletare alcune operazioni in mare.
Sergio si definisce un sognatore: «I sogni, anche quelli che non verranno realizzati, aiutano a vivere meglio; sognare rende gli uomini liberi» e lui è riuscito a liberarsi dal peso della monotonia e, per nulla soddisfatto del suo primo lavoro, ha sognato di vivere di mare.
Quella per i gommoni, che lui stesso definisce le “jeep del mare”, è infatti una passione che nutre sin da ragazzino tanto che, all’età di 18 anni, Sergio acquista il suo primo gommone. Nelle stagioni estive, lavorava come skipper. In una giornata di mare, ha con sé a bordo un imprenditore di Amsterdam il quale, credendo di provocare Sergio, gli chiede se fosse mai riuscito a raggiungere Amsterdam in gommone; Sergio, da buon siciliano, cocciuto sognatore, risponde “ccà certo!”
Era il 28 ottobre 2010 quando lo skipper palermitano Sergio Davì compie la sua prima impresa: raggiunge Amsterdam da Palermo, percorrendo 3000 miglia marine. La ricorda, a fronte delle altre imprese vissute successivamente, come una delle più ardue: ha dovuto affrontare un clima rigido, ha dovuto superare ostacoli e imprevisti che inevitabilmente si presentano durante un tragitto lungo e impegnativo; 41 giorni vissuti in mare, intervallati da brevi soste che, però, hanno regalato a Sergio e al suo equipaggio piacevoli incontri e momenti di distensione.
A bordo di un Solemar 10 metri motorizzato con 2 mercury Verado F300, dopo aver fatto sosta in Sardegna, attraversato varie località della costa spagnola, e poi ancora in Atlantico risalendo il Portogallo, la Francia, sfidando le insidie del Golfo di Biscaglia, sino al canale della Manica dove ha effettuato una sosta a Brighton, giunge il 7 dicembre 2010, con una temperatura di -6 °C, nei canali olandesi che conducono ad Amsterdam. Ciascuna delle 161 ore di navigazione è raccontata nel libro “Palermo-Amsterdam 3000 miglia in gommone”.
Conclusa con successo questa prima impresa, già un’altra meta si profilava all’orizzonte: Nordkapp, il "tetto del mondo". Davì lo conquista nel 2012 navigando per oltre 4000 miglia nautiche da Palermo al Circolo Polare Artico, realizzando la “Nordkapp RIB Mission”, un’Impresa glaciale portata a termine il 7 Agosto, dopo 52 giorni di navigazione, a bordo di un gommone open da 8m bimotorizzato con fuoribordo benzina da 150HP.
Ispirato molto dalla figura di Giovanni Bracco (morto il 18 Dicembre 2021), fondatore dell'associazione Sea Adventure e firma della rivista di settore “Il Gommone e la nautica per tutti”, al quale lo skipper palermitano rivolgeva profondo affetto e stima, e spinto da questo devastante spirito di avventura, Davì vuole coronare il sogno di tutti i navigatori: attraversare l’Oceano Atlantico. Così, nel 2015 tenta la traversata da Palermo a Rio de Janeiro a bordo di un gommone di 9m motorizzato con due entrofuoribordo diesel da 200hp.
L’ “Atlantic Rib Crossing – da Palermo a Rio de Janeiro in gommone” finisce però dopo quasi un mese di navigazione e 1670 miglia nautiche, a causa di uno sfortunato imprevisto. Un incendio a bordo a poche miglia dalle coste di Lanzarote ferma il sogno atlantico, fortunatamente senza conseguenze per il coraggioso capitano siciliano. Sergio però è paziente, alla vigilia di ogni impresa lavora molto sullo stato mentale, ancor più che sulla sua forma fisica; per questo il sogno di ormeggiare in Brasile è solamente rimandato.
La voglia di rivincita e la perseveranza nell’affrontare gli imprevisti, la sua straordinaria resilienza, porta Davì a perseguire il sogno atlantico. Corre l’anno 2017, e lo skipper palermitano intraprende la “Ocean RIB Experience” da Palermo a Recife (Brasile): un totale di 4300 miglia nautiche, 300 ore di navigazione, un gommone Master di appena 10m spinto da una coppia di propulsori Suzuki fuoribordo benzina da 200HP: questi i numeri con cui stabilisce il record di navigazione, scrivendo una pagina significativa nella storia della gommonautica mondiale. L’impresa straordinaria darà vita al suo secondo libro “Io, il mare e il mio sogno atlantico”.
Durante la nostra intervista, ammetto di aver subito anche io il fascino di Sergio Davì e spinto da una fortissima curiosità ho chiesto come si pianificasse un’impresa di questo tipo in ordine di priorità; a questa domanda Sergio afferma di «vivere tre fasi; la prima quella dell’immaginazione del viaggio, lo studio quindi la ricerca, poi la fase esplorativa reale della navigazione e infine una fase conclusiva in cui lo stesso fa un confronto tra ciò che ha ideato e ciò che ha vissuto».
Sergio è un sognatore godereccio, uno che vuol vivere tutti i momenti che ha originariamente pianificato, non vuol perdersi nulla. Il successo della traversata transoceanica lo porta verso una nuova sfida con sé stesso. Nel giugno 2019 salpa da Palermo alla volta di New York. “Ice RIB Challenge”, questo il nome dell’avvincente impresa che lo vede protagonista di un’esperienza lunga quasi 7000 miglia nautiche a bordo di un gommone Nuova Jolly di 11 metri motorizzato con due fuoribordo Suzuki da 350hp ciascuno. Tre mesi di navigazione in solitaria, portando alta la Torcia della Pace e domando l’Oceano Atlantico settentrionale.
Durante questa avventura, la più impegnativa e rischiosa, Davì affronta condizioni proibitive nella zona Glaciale, trovandosi a fronteggiare iceberg avvolti dalla nebbia e avverse condizioni meteomarine di uno dei mari più insidiosi al mondo, il Mar di Labrador.
A pochi mesi dal successo newyorkese, nonostante il blocco mondiale a causa dell’inaspettata pandemia da Covid, Sergio Davì vuole incasellare un altro traguardo nel suo palmares; per tale motivo, insieme al suo staff, si è messo subito a lavoro, con fertile e sollecita attività, per la realizzazione di un nuovo sogno americano, ancora più ambizioso: l’attraversamento (ancora una volta) dell’Oceano Atlantico per attraversare il Canale di Panama e raggiungere l’Oceano Pacifico. Nasce così la “Ocean to Ocean RIB Adventure”, transoceanica in gommone da Palermo a Los Angeles, concretizzatasi tra dicembre 2021 e maggio 2022.
Circa 6 mesi di viaggio quasi 10,000 miglia nautiche, prevalentemente in solitaria, con solo un paio di avvicendamenti di ospiti speciali. L’impresa è stata compiuta a bordo di un Nuova Jolly Prince 38cc motorizzato con due Suzuki DF300B. A tal proposito, avendo seguito attentamente da remoto quell’impresa e ricordando che in quella stessa traversata lo skipper palermitano è stato contagiato da Sars-CoV-2, ho chiesto quanta forza mentale e quanta robustezza fisica occorrano per fronteggiare anche gli imprevisti. Sergio si aggrappa alla sua Resilienza fondamentalmente, per lui la forza mentale, il coraggio emotivo «contribuiscono al 70 % nella realizzazione di questi record; la preparazione fisica serve al 30% e comunque è direttamente consequenziale a quanto ciascuno di noi sia resiliente».
Fondamentale il ruolo della famiglia, della moglie Elena Foddai, che lo ha sempre sostenuto, mai appesantito. Tanti i momenti nei quali Sergio si è trovato in difficoltà, non ne fa un segreto nella nostra intervista; non si è mai trovato nella condizione di dover dire o anche solo pensare “chi me lo ha fatto fare!” ma non nasconde di avere vissuto momenti difficili in cui è stato fortemente desideroso di completare quella tappa per poter trovare un po' di quiete e riposare.
«A differenza di una traversata oceanica in barca a vela, il gommone non è dislocante, è planante, e si ha la sensazione di stare in una lavatrice. Richiede uno sforzo fisico importante, ma ancor di più una larga quota di pazienza. Il momento peggiore mai vissuto durante una traversata è stato sicuramente l’incendio a bordo a poche miglia dalle coste di Lanzarote nel 2015. Ma da quel momento ho appreso una grande lezione che mi è servita per le successive imprese». Sono gommoni di linea quelli utilizzati dallo skipper palermitano, ma come sottolineato dal Direttore di produzione Nuova Jolly, Antonio Aiello, Davì sembra essere molto meticoloso nella scelta del corredo di bordo, nella manifattura del T-top: i suoi piccoli accorgimenti hanno contributo alla perfetta riuscita delle missioni ma anche alla crescita delle case produttrici di queste imbarcazioni.
Le spedizioni nautiche di Sergio Davì sposano soprattutto un’importante causa scientifica: lo skipper palermitano si è occupato, infatti, di campionare le acque del mare durante le sue imprese nautiche. Obiettivo: verificare la concentrazione di microplastiche. Un’analisi compiuta già durante la tratta Palermo-Los Angeles e i cui risultati sono stati presentati dal gruppo di ricerca di ATeN Center dell’Università di Palermo a giugno del 2023.
«Essere parte attiva nella ricerca scientifica – ha dichiarato Sergio Davì in una conferenza che si è tenuta presso il Rettorato dell’Università degli Studi di Palermo il 9 maggio 2023 – attraverso il prelevamento dei campioni di acque che ho poi consegnato ad ATeN Center di Unipa e ad IZS Sicilia, è stato per me un vero onore. Sapere di poter dare anche un piccolo contributo al grande lavoro svolto dai ricercatori, mi dà speranza, nel presente e nel futuro, perché ritengo di fondamentale importanza l’impegno, anche piccolo, che ciascuno di noi può dare per contenere le forme d’inquinamento con l’obiettivo di salvaguardare il nostro pianeta, senza il quale non credo potremmo vivere».
In occasione della “Japan Sea Expedition” che lo condurrà, a bordo di un gommone Italboats Stingher spinto da due propulsori Suzuki da 300HP, dalle coste del capoluogo siciliano a Tokyo, capitale del Giappone, collaborerà con l’Università di Palermo alla quale si aggiunge il Politecnico di Torino; scopo della ricerca è valutare lo stato di inquinamento marino e atmosferico delle acque al fine di tutelare gli ecosistemi marini e terrestri. Sulla data di partenza, Sergio non scioglie le riserve, preoccupato per la situazione geopolitica internazionale, auspica di poter prendere presto il largo.
Tante le tappe che lo attendono: le coste della Grecia, il mare d’Egitto, l’Arabia Saudita, e ancora l’India dopo aver attraversato il Golfo di Oman, per poi giungere sulle coste dello Sri Lanka; navigherà nel Golfo di Bengala, attraverserà lo Stretto di Malacca per fare sosta a Singapore in Malesia; ripartirà alla volta delle isole Filippine, probabilmente attraccherà a Taiwan per poi navigare velocemente verso Tokyo. Noi di Balarm lo seguiremo, facendo il tifo per lui. Mare Calmo Comandante Davì.
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