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Era "la casa delle gallettine e dei wafers": quando a Palermo c'era la pasticceria Citrolo
C'è ancora chi ricorda il profumo dei biscotti appena sfornati, ma anche la gentilezza dei proprietari. La storia della pasticceria (e della cassata inviata al re)
Ci sono stati anni in cui tra le pasticceria più rinomate di Palermo, c’era Citrolo. Per alcuni la migliore.
Ad aprirla fu Giuseppe Citrolo, anzi, ad aprirle; erano due infatti, una si trovava in via Archimede, 100 metri dopo l'incrocio con via Isidoro Carini, proprio accanto al panificio. Dopo la morte del padre a gestirla fu il signor Tanino. Poi c’era quella di via Maqueda, vicino alla stazione centrale e lì era di stanza il signor Pietro.
In via Giorgio Castriota invece c'era la fabbrica. «Producevano le scorze del cannolo, i coni gelato - racconta Daniele Citrolo, uno dei nipoti di Pietro - . Il cono portava sul bordo proprio il marchio "G. Citrolo Coni". Rifornivano tutta la città».
In realtà non rifornivano solo Palermo ma le prelibatezze erano gustate anche fuori i confini cittadini. Un episodio narrato da una cugina racconta che anche il tenore e attore Beniamino Gigli visitò la fabbrica e fece dono al nonno Giuseppe di una fotografia che lo ritraeva in costume durante l’Opera Andrea Chenier e sopra la foto scrisse la seguente dedica: "Al signor Citrolo che addolcisce la Sicilia".
Famose anche le sfince e i biscotti di Citrolo e, nemmeno a dirlo, la Cassata, c’è chi dice che fosse la più buona di Palermo. Io purtroppo non ho avuto il grande onore di assaggiarla. «Il nonno Giuseppe spedì una cassata al Re - racconta divertito Daniele - e lui trovandola meravigliosa come ringraziamento gli mandò un attestato di commendatore della Repubblica».
Tra i nostalgici e amanti delle leccornie fatte come una volta ecco i ricordi più... dolci: «Non dimenticherò mai i bei cartocci con ricotta, le iris e tutto il resto davvero unico – scrive Felicia Schiavo – . Con la mia famiglia eravamo "casa e bottega", ogni domenica dolci e durante la settimana il cartoccio. Non lo dimenticherò mai».
«Nel ‘60 in via Orologio c'era la pasticceria Mazzarella - scrive invece Umberto Castiglione - e ci lavorava mio fratello maggiore. Io ci andavo e vedevo i cartoni con la scritta Citrolo».
Filippo La Mantia ricorda che da piccolo abitava in via Archimede e che suo padre lo portava da Citrolo per comprargli dei dolcetti. Erano gli anni 50. E c'è ancora chi può sentire se chiude gli occhi, l'odore dei buiscotti appena sfornati, come Giorgio Petrotta.
Anche i ricordi del nipote Daniele sono vividi «Quando mia mammma mi portava lì in pasticceria, in via Maqueda - dice - la prima cosa che facevo era aprire la vetrina in basso ed "entrarci" per prendere le lingue di suocera al cioccolato. Ricordo che le clienti chiedevano a mia madre se fossì in vendita anche io con i biscotti.
Ma ho ricordi anche da grande, andavo infatti da mio zio a prendere il caffè; via Maqueda rimase aperta fino al 1959 ma via Archimede fino al secolo scorso. Zio Tanino chiuse solo per vecchiaia, nei primi anni '80».
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