Il "respiro del vetro" in mostra a Palermo: il (nuovo) capitolo di Corpus Imaginum
Il progetto, che ha conquistato pubblico e critica per l’intensità dei suoi light box pittorici, accoglie ora un innesto inatteso: una monumentale scultura in vetro
2025 Melchiorre/Belzebù di Simone Mannino, produzione Berengo Studio (foto di Fausto Brigantino)
Questo ampliamento segna l’apertura del Secondo Atto, dedicato alla Luce e al Corpo, e prolunga la durata della mostra fino al 20 dicembre 2025. Ma ciò che colpisce non è solo la novità, bensì la capacità dell’opera di riposizionare l’intero impianto espositivo, chiamando il visitatore a una nuova soglia percettiva. La scultura presentata – circa 200 chili di vetro verde, illuminata dall’interno come una camera di combustione lenta – è molto più di un esercizio tecnico. È un corpo.
E come un corpo respira, pulsa, occupa lo spazio con una stratificazione di materia, luce e ombra. L’opera nasce da una committenza privata di un noto collezionista americano, ma il gesto ha generato un movimento più ampio, destinato a prolungarsi: Mannino entrerà nella collezione Glasstress 2026, una delle piattaforme più influenti del vetro contemporaneo. Il processo di lavorazione, durato oltre un anno, ha impegnato Berengo Studio in una sfida rara: realizzazione dello stampo in gesso, modellazione in cera, rifinitura manuale dell’artista, e infine una singola colata di vetro fuso secondo la tecnica del casting. Il risultato è un volume cavo liberato rompendo la propria stessa matrice: materia che nasce dalla distruzione della propria forma.
La creatura che emerge da questo processo porta un nome doppio: Melchiorre Belzebù. Due archetipi in tensione, due immaginari che convivono nella stessa entità. Belzebù, divinità antica, “Signore delle Mosche”, presenza oscura e viscosa; Melchiorre, il re mago che porta la mirra, segno di fragilità e impermanenza. Mannino non affronta il sacro, però. Indaga il grottesco: quello spazio intermedio in cui le forme si distorcono e il simbolo diventa carne, peso, volume. Il personaggio proviene dalla serie The Holy Family, nato in occasione di una produzione teatrale del 2012 per Napoli Teatro Festival.
Da allora, maschere e figure deformate hanno seguito l’artista come presenze laterali, compagne mute che rinascono a ogni progetto. «Gli oggetti del teatro mutano», afferma Mannino. «Non c’è differenza tra scenografia e opera d’arte: tutto scorre, tutto si trasforma in un unico processo.» Il vero protagonista, però, è il vetro: materia antichissima eppure sempre nuova, fragile e potente. Mannino lo definisce una rivelazione “vulcanica”. In questa scultura la luce non è semplice illuminazione: è la condizione stessa della forma, ciò che la anima dall’interno.
Berengo Studio ha riconosciuto nel progetto una prova fertile. Da anni, lo spazio fondato da Adriano Berengo collabora con artisti come Ai Weiwei, Tony Cragg, Jan Fabre, Laure Prouvost e Jannis Kounellis, contribuendo a ridefinire il vetro come medium concettuale e non più solo artigianale. Con questo nuovo innesto, Corpus Imaginum assume una diversa intensità: la scultura non è un’aggiunta, ma un ponte tra le pitture nere, il teatro, la materia e la metamorfosi. Manifesta una genealogia sotterranea che attraversa l’intero lavoro di Mannino. L’artista anticipa che da gennaio il suo Atelier si trasformerà in una "palestra e centro di produzione", un luogo dove la creazione si fa esperienza condivisa e dove il corpo – tema che attraversa tutto il progetto – diventa gesto di resistenza e comunione. «Le relazioni internazionali sono una linfa vitale», afferma.
«Aiutano a mantenere aperto il respiro. Creare in un’isola, e dentro un’isola interiore, richiede una motivazione profonda.» Melchiorre Belzebù è, in definitiva, un segno di soglia: un passaggio, un varco attraverso cui la mostra entra in una nuova fase narrativa. La scultura – densa, luminosa, inquieta – offre al pubblico un’esperienza immersiva in cui luce e corpo, scena e scultura, grottesco e metamorfico si incontrano in una vibrazione continua. Non è un semplice ampliamento della mostra: è il suo nuovo battito.
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