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In omaggio alla Patrona: le tre "acchianate" tra storia e natura su monte Pellegrino

La Valle del Porco, la Scala nuova e la Scala vecchia: tre percorsi che dalle falde del monte sacro di Palermo ti portano fino al Santuario di Santa Rosalia

Balarm
La redazione
  • 3 settembre 2019

Un tratto del percorso per giungere al Santuario di Santa Rosalia su monte Pellegrino a Palermo

In migliaia salgono a piedi (anche a piedi nudi) sulla cima di monte Pellegrino il 3 settembre in pellegrinaggio in quanto vigilia del 4: giorno della festa liturgica scandito da sante messe, che celebra l'anniversario della morte della giovane martire nel 1160 (anche se ricerche recenti la collocano nel 1170). Per saperne di più leggi questo articolo di approfondimento.

I percorsi attraverso cui raggiungere il Santuario (e le stanze del tesoro) sono tre: la Valle del Porco, la Scala nuova e la Scala vecchia.

LA PRIMA
Dalla preistoria l’accesso principale a monte Pellegrino fu certamente la Valle del Porco: la via più breve per giungere direttamente alla grotta-santuario.

A metà del tratto principale un’ode al Signore con una croce sono incise sulla roccia e l'ode recita (in greco): "Sii glorificato dovunque sempre, o Dio" e prova come già in epoca bizantina questa fosse una strada regolarmente percorsa dai pellegrini. Il sentiero che la attraversa, di cui esistono ancora chiare tracce, è stato battuto per secoli e ancora oggi è battuto dai pastori con le loro greggi.
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Vicino all’imbocco inferiore della valle si apre la Grotta Niscemi: ricca di graffiti che testimoniano la sua vocazione a luogo sacro e apotropaico. Continuando nella salita si possono apprezzare i resti di alcuni muri e di una antica cisterna e, attraverso i tratti scavati dal deflusso delle acque piovane, si giunge sui pianori più a monte dove sbocca con i due versanti del Cozzo della Mandra.

Si tratta di siti usati a lungo per interessi economici, per la pastura e forse qualche piccola coltura grazie ad una certa risorsa idrica disponibile (zona del "Gorgo"). Uno scavo all’imbocco superiore sul poggio della Croce e sul pendio del Santuario porta infatti le tracce di una civiltà pastorale e di una piccola comunità nel seno della quale probabilmente si fondò l’embrione del culto che, attraverso tanti sincretismi, è giunto fino a noi nella devozione per Santa Rosalia.

LA SECONDA
Costruita fra il 1638 e il 1650, la Scala Vecchia attraversa la località del monte chiamata Prima Cupola o anche Lu Rimitu (l’Eremita) che lungo il percorso meridionale faceva parte di un varco anticamente denominato proprio "della Scala Vecchia", appellativo che comprova l’esistenza di una strada anteriore a quella monumentale (la Scala Nuova) fatta costruire dal Senato di Palermo dopo la scoperta delle reliquie di Rosalia (1624).

Ci si riferisce ad un percorso a rampe ripide ancora più antico di quello seicentesco, già documentato nel Medioevo in un testamento del 1337 (P. Collura) e confermato durante la costruzione della moderna via P. Bonanno dall’architetto C. De Stefani. Questi ne rilevò la presenza verificando di fatto che univa le falde meridionali con il Santuario di santa Rosalia.

Un primo tratto è costituito da un angusto e tortuoso sentiero scavato nella roccia, gradinato in più punti, in comune e in alcuni tratti parallelo o adiacente alla successiva Scala Nuova. Si immette nella zona della Prima Cupola ma se ne perde presto ogni traccia per l’accumulo di humus e di detrito e per i danneggiamenti causati dai lavori di viabilità effettuati per la costruzione delle successive strade.

Riprende il tracciato allargandosi, a mo’ di trazzera, all’incrocio dell’attuale via Bonanno con la deviazione che porta al castello Utveggio, fino al Piano di Bernardo. Sale poi con una serie di tornantini per accostarsi nuovamente alla Scala Nuova un po’ più a valle fino ad incrociarla nel punto in cui si perviene al Santuario. Da qui la strada si suppone proseguisse attraverso la località denominata La Croce, per scendere fino al versante opposto del monte.

LA TERZA
Siamo nel XVII secolo, il Senato palermitano decide di migliorare l’antico camminamento che porta fino alla grotta di santa Rosalia mediante la realizzazione della cosiddetta Scala Nuova.

Solo così diventa possibile accedere alla grotta ad un numero maggiore di pellegrini, godendo dello splendido paesaggio e del congruo ritorno che se ne può ottenere dal punto di vista economico. Storicamente la zona più adatta era quella, bene o male, tracciata dalla Scala Vecchia che in effetti spesso corre parallela o viene intersecata dalla nuova via.

Si tratta di un’architettura abbastanza singolare e ardita: la sequenza delle trentaquattro rampe, in parte su volte e archi, si inserisce nel contesto della montagna determinando con la natura del luogo un particolare equilibrio, forse non voluto ma in pratica ottenuto, fra la strada e il paesaggio.

La prima rampa (Scala Lunga) va dalla piazza del Campo, in località piede della Scala, iniziando con un terrapieno e proiettandosi poi sui primi otto archi. La seconda rampa poggia sui nove archi successivi, la terza ancora su dieci e la quarta su altri cinque, le successive ultime due rampe sono scavate nella roccia.

Il rimanente percorso si inerpica con piccoli terrapieni e si incunea fra i boschetti, quasi in piano, per giungere fino alla cima. Ardita la costruzione, iniziata nel 1674 e inaugurata il 13 maggio 1725, ma continuamente soggetta a provvedimenti di manutenzione e consolidamento a causa dell’usura del tempo e degli eventi naturali (terremoti, precipitazioni atmosferiche, frane etc.).

Si ringrazia per i dettagli il sito web del Santuario di Santa Rosalia.
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