CINEMA E TV
In tv era il figlio di Rosy Abate: chi è Vittorio Magazzù, l'attore con il Palermo Calcio in testa
Classe 1997, Vittorio vive a Roma da 5 anni dove si è trasferito (all’indomani del diploma) per cominciare a studiare da attore, lasciando la sua Palermo
L'attore palermitano Vittorio Magazzù
Classe 1997, da circa cinque anni vive a Roma dove, all’indomani del diploma praticamente, si è trasferito per cominciare a studiare da attore, lasciando la sua Palermo.
Lo raggiungiamo telefonicamente in mattinata perché nel pomeriggio gioca la squadra del Palermo, di cui è un accanito tifoso - e non solo - e quindi non potrà essere disponibile, “non c’è per nessuno” (ci dice sorridendo).
L’amore per il Palermo Calcio, e in genere per questo sport, è una passione parallela a quella della recitazione che, in un preciso momento, nella vita di Vittorio, si sono pure incrociate e l’una ha lasciato la preferenza, in termini di tempo e dedizione, all’altra.
L’incontro con il teatro amatoriale, quello indispensabile a far sì che scocchi la scintilla per questo mestiere che, ancora oggi, rimane un percorso in salita per tutti, risale al periodo della scuola media.
Subii una fascinazione in piena regola per questa dimensione che, normalmente, dai ragazzi della mia età veniva in qualche modo snobbata. A fine laboratorio, ripetuto poi l’anno successivo, andai in scena e i miei primi ruoli furono quelli di Filottete ed Edipo.
Un debutto molto impegnativo (ci dice sorridendo)».
Dopo la licenza media Vittorio si iscrive al liceo Classico Garibaldi, tenendo sempre presente che da quella stessa scuola sono passati anche gli attori, già affermati, Claudio Gioè e Luigi Lo Cascio.
«All’epoca si svolgevano anche al liceo dei laboratori teatrali ai quali, però, si poteva partecipare e poi andare in scena, da un certo anno in poi. Attesi il mio momento ed anche qui andai in scena ogni volta che mi fu possibile».
Parallelamente ai normali studi Vittorio, dall’età di 6 anni, ha sempre praticato lo sport del calcio, entrando anche a far parte della squadra del Palermo, nelle diverse fasce di età e professionalità.
«Per molti anni la mia vita si divideva tra scuola e calcio, niente di più, anche perché nella scuola coltivavo anche, per quanto non in maniera professionale, la recitazione».
A 17 anni la vita, in qualche modo, impone uno stop che per Vittorio è stato l’occasione per fermarsi e riflettere, leggendo dentro di sé ciò che, veramente, avrebbe voluto portare avanti dopo il diploma.
«L’infortunio che mi ha costretto a interrompere gli allenamenti, pur essendo alla soglia di una buona opportunità per crescere professionalmente nel calcio, mi ha dato l’opportunità di riflettere e scegliere la professione dell’attore.
La nostra famiglia, da generazioni, vanta diversi avvocati e la mia strada in qualche modo era già segnata ma io avevo altri sogni ed altre ambizioni. Dissi alla mia famiglia che volevo frequentare un’accademia di recitazione a Roma e loro mi diedero un anno di tempo per capire se veramente era ciò che volevo.
Mi iscrissi all’Accademia STAT Brancaccio a Roma e, già dopo il primo anno di studi, fui scelto al mio primo provino per un ruolo nella fiction “Questo nostro amore 80” dove ho recitato nelle vesti di Ciccio Strano, insieme ad Anna Valle e Neri Marcoré.
L’accademia mi ha dato l’opportunità di studiare e lavorare al tempo stesso e così alla fine dei tre anni avevo già messo in curriculum importanti esperienze.
Tra gli altri Magazzù ha preso parte al film “La vita promessa” di Ricky Tognazzi, prima di recitare in Rosy Abate 2, al fianco di Giulia Michelini, ch elo ha fatto conoscere al grande pubblico.
In attesa di tornare al teatro, passione che non ha certo archiviato, Vittorio ha già pronti un paio di lavori che usciranno a breve tra cui una serie per la Rai, dal titolo "Blanca", e un film, “Maschile singolare” che uscirà su Prime Video il 4 giugno, dove interpreta per la prima volta un ruolo omosessuale.
La sua Palermo, la città e la sua anima, la porta sempre nel cuore e ogni volta che torna ne trae quella forza per andare avanti e continuare il suo percorso: «Sono profondamente attaccato a questa città, ogni volta che ritorno ritrovo negli sguardi e nei volti le mie radici».
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