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La storia ci consegna un Olocausto tutto italiano: i bambini minatori morti in Sicilia

Dimenticata dalle Istituzioni, la strage di Caltanissetta ha visto morire ben 65 minatori: 19 di loro erano bambini tra i 7 e i 10 anni. Li chiamavano carusi ma erano schiavi

Balarm
La redazione
  • 13 novembre 2019

Era Il 12 novembre del 1881 ma l'anniversario viene dimenticato dalle Istituzioni: parliamo della strage della miniera di zolfo di Gessolungo di Caltanissetta per una esplosione di grisou, in cui perdono la vita, senza aver trovato mai giustizia, ben 65 minatori, tra questi 19 bambini tra i 7 e i 10 anni, chiamati "carusi" veri e propri schiavi.

Una delle tante stragi di minatori in una Sicilia dimenticata anche in quanto la vita dei minatori siciliani tra il settecento e fino a oltre la metà del Novecento aveva ben poco valore sia dal punto di vista morale che legislativo. Dei 19 bambini ben 9 rimasero senza un nome: tutti furono seppelliti per pietà nel "Cimitero dei carusi" di Caltanissetta realizzato ad hoc.

«Così come si è anche voluta dimenticare - afferma Alfio Lisi Portavoce Free Green Sicilia - che la più grande strage di minatori in Italia avvenne proprio in Sicilia il 4 luglio del 1916 nella miniera di zolfo di Cozzo Disi a Casteltermini (Agrigento) e portò alla morte ben 89 minatori siciliani (oltre ai numerosi feriti molti dei quali riamasti invalidi)».
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I "carusi" per essere sfruttati nelle tante miniere di zolfo della Sicilia, venivano assunti con il sistema del soccorso morto: tramite un inconsistente anticipo in denaro che il picconiere (lavoratore a cottimo)versava ai poveri genitori dei bambini costretti a restare alle sue dipendenze fino all’estinzione del debito: cosa che a volte si verificava dopo un paio di lustri, se non di più. I carusi trascorrevano , insomma, gli anni migliori della loro vita in condizione di vera e totale schiavitù tollerati dalle Istituzioni e dai proprietari delle miniere.

La maggior parte dei bambini non veniva restituita anche in quanto i genitori perdevano le loro tracce poichè spesso le varie miniere se li scambiavano (nel solo distretto minerario di Caltanissetta nel 1882 i fanciulli sfruttati erano ben 6.732 nei lavori interni e 2.049 negli esterni)..

Gli zolfatari di tutte le età morivano a centinaia ma si parlava di ennesima, scontata disgrazia anche in quanto la vita dei minatori è sempre valsa meno rispetto alla ricchezza che produceva e all’arricchimento di poche famiglie proprietarie delle miniere.

«Da sempre le Istituzioni regionali e nazionali - sostiene Lisi – continuano cinicamente a voler dimenticare quelle che sono state le colpevoli e complici responsabilità di chi governava in Sicilia e di coloro che avrebbero dovuto difendere i minatori (tra questi bambini di pochi anni strappati e deportati come schiavi) senza diritti e senza più una famiglia che li proteggesse».

«Da tale forma di sfruttamento della vita di cittadini indifesi avrebbe origine la mafia siciliana, gabelloti in primis, che fece arricchire illegalmente le poche e privilegiate famiglie latifondiste di tali miniere e i loro diretti aguzzini con la complicità ed il silenzio delle autorità e delle istituzioni politiche».

Per tale "disastro umanitario" siciliano Free Green Sicilia chiede da anni a tutte le Istituzioni italiane e alla stessa Corte penale internazionale dei diritti umani dell’Aja di riconsiderare le gravi responsabilità di chi ha governato pro-tempore e di chi ha gestito le ex miniere di zolfo oltre agli stessi proprietari di riconoscere e dichiarare tali disumani fatti durati secoli con migliaia di schiavi e di morti di ogni età come Crimini contro l’Umanità e nello stesso tempo risarcire moralmente tutte le famiglie siciliane coinvolte in tale olocausto.

Così come chiede di riconoscere e denominare ogni miniera di zolfo siciliana, non ovviamente un museo (dell’orrore), come si suole fare oggi dimenticando ancora una volta cosa sono state le miniere di zolfo, ma definendola “Lager dei minatori siciliani".
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