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Alchimie flamenche e jazz: intervista a Alejandra Bertolino Garcia

Alejandra Bertolino Garcia: «Quello che abbiamo dentro di noi è el duende, quello che scaturisce dalle viscere del'io»

  • 24 dicembre 2003

La macchina di suoni flamenchi dei Flamenjazz torna in funzione. Torna di scena, venerdì 26 dicembre alle 21.30 al Ccp Agricantus di Palermo, in via XX Settembre 82/a, la suggestiva fusione di musica popolare gitana e raffinati arrangiamenti Jazz a un mese esatto dal successo dalla prima esibizione proprio sul palco dell’Agricantus. Una alchimia ormai ben collaudata tra musicisti e ballerine del gruppo sotto la guida della cantaora Alejandra Bertolino Garcia, che per l’occasione ci ha concesso un’intervista.

Raccontaci un po’ della tua carriera artistica prima di arrivare ai Flamenjazz…
«Ho  collaborato con i più noti jazzisti nell’ambito siciliano tra i quali Mimmo Cafiero, Vito Giordano, Giovanni Mazzarino, Mauro Schiavone. Solista nel coro del Maestro Vito Giordano “Vocal Ensemble” dal 1993 al 1997. Numerose partecipazioni in concerti a vari festival jazz quali “San Vito 1992” quale cantante nell’Orchestra Siciliana Jazz con direttore Maestro Damiani, al festival jazz di “Carini 1996” al concerto con il sassofonista Erwin Vann, Nuoro 1998 e concerti in occasione della Festa Internazionale della Musica organizzata dall’ARCI a piazza Bologna nel 1997 a Palermo, concerto in duo con il pianista Giovanni Mazzarino al Teatro Politeama di Palermo il 6 febbraio 1999 – Partecipazione presso lo Spasimo di Palermo. il 17 giugno ’99, quale cantante solista al concerto diretto dal Maestro William Russo nell’Orchestra della Scuola Europea d’Orchestra Jazz. Cantante solista al concerto diretto da Gunther Schùller allo Spasimo il 18 aprile e il 20 Maggio 1998 nell’orchestra della Scuola Europea d’Orchestra Jazz. Cantante e ballerina di Flamenco allo spettacolo “La casa di Bernarda Alba”  tenuto al Teatro Tenda Zappalà  11 giugno 2002 con la compagnia di danza di Debora Brancato con musiche e opera di Garcia Lorca, 9 Settembre ed il 2 ottobre all’Ars Nova di Palermo nella compagnia di Clara Congera come cantante con musiche di Garcia Lorca, Insegnante di canto e solfeggio da settembre 2002 a giugno 2003 nella scuola di Arte e spettacolo Taniez di Palermo, Spettacolo “Ricordati di me” al Teatro Zappalà  il 14 giugno 2003 nella compagnia di Clara Congera come cantante solista di tango e come ballerina di Flamenco».  

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Come nasce l'idea della fusione tra i generi e in che consiste la difficoltà nel coniugarli?
«L'idea nasce dalla ricerca sulle mie origini spagnole e sul rinnovamento. Il mio punto di riferimento fondamentale è la mia insegnante e amica Maria Pia De Vito, lei da anni ha composto in napoletano con arrangiamenti Jazz e inciso dischi con musicisti di fama internazionali attratti sempre dalla nostra meridionalità. Così ho pensato alla meridionalità della musica spagnola: se ci si fa caso ci si può rendere conto di quanto anche i lamenti flamenchi assomiglino alle nostre abbanniate del borgo. L'unica difficoltà è cercare di realizzare una fusione tra i due generi (flamenco e jazz) nel massimo rispetto delle due arti».

Qual è il rapporto con gli altri membri del gruppo e il tipo di apporto che ognuno può offrire al progetto?
«E'  ottimo e sempre più profondo, noi siamo soprattutto amici ed abbiamo un’intesa sia musicale che culturale, studiamo insieme dando vita a soluzioni creative sempre nuove. Rosalyn Mazzola non è solo una ballerina, lei usa il Taconeo (uso percussivo dei piedi) e le Palmas con una ritmica precisa e con il giusto compàs flamenco, è come uno strumento. Tendiamo al raggiungimento di un esplosione di ritmi in cui ognuno di noi partecipa attivamente con strumenti, palmas, voci, e ballo. Dario Sulis (voce e percussioni) è stato il completamento del gruppo, grazie a lui riusciamo a unire i due mondi, i due mediterranei: in "Zorongo Gitano", ad esempio, inizio io con la voce flamenca, rappresento il meridione della Spagna, l'Andalusia e lui mi risponde con una sonorità quasi sarda, il meridione dell'Italia, assieme al virtuoso chitarrista Nicola Maragliano. Quest'esperimento è nato per caso, stando insieme. Cambiamo di concerto in concerto, ci sperimentiamo, i pezzi possono anche essere gli stessi ma si vanno modificando e costruendo con noi per noi. La scenografia è molto importante e qui devo ringraziare il lavoro svolto con amore, passione e amicizia da Federica Mutolo».

Perchè proprio Garcia Lorca, come si presta all'esperimento?
«Perchè oltre ad essere un poeta, scrittore era anche musicista e compositore (pianista per l'esattezza) e perchè è stato fra i primi se non il primo ad unire la musica, danza e poesia .. sto parlando del 1933 ...... vedi quanto era moderno Lorca e non lo sapeva? E poi perché il suo non è puro flamenco, è un repertorio classico che però si presta molto bene alle contaminazioni e che risulta adatto alle rielaborazioni jazz, pur conservando la ritmica dei canti popolari».

Quali sono le emozioni che intendete trasmettere agli spettatori?
«Quelle che abbiamo dentro di noi, el duende, lo dico pure negli spettacoli, voglio trasmettervi el duende della mia anima, quello che scaturisce dalle viscere del'io, perdo contatto con la realtà allora si ..... allora si che diventa arte».

Il progetto è molto originale, è accessibile a tutti o si rivolge solo a un pubblico particolare?
«Ritengo che sia accessibile a tutti, del resto lo hai visto, piace ai più grandi perchè c'è la poesia, piace ai giovani perchè è coinvolgente e comunque questa musica ritengo coinvolga un po’ tutti,   sai mio figlio di 3 anni mi canta sempre "Arrinconamela", l'ultimo pezzo della serata, è una rumba, veloce molto allegra melodia semplice ma con ritmi incalzanti. La soddisfazione maggiore è data dal feedback del pubblico che ci sostiene animatamente durante lo spettacolo con gli applausi e battendo a tempo mani e piedi e che al termine di ogni spettacolo ci raggiunge nei camerini per complimentarsi con noi».

Progetti per il futuro di questo spettacolo?
«Abbiamo bisogno di un manager, colgo l'occasione per lanciare questo messaggio, promuoverci ai comuni, province è difficile se non hai un appoggio di chi fa questo per lavoro. E poi, è chiaro, l’obiettivo è quello di portare lo spettacolo in teatro e poi magari un disco».

Il progetto Flamenjazz è insolubilmente legato a questo spettacolo o avete in mente altre cose?
«Stiamo iniziando adesso. Chiaramente aggiungeremo e toglieremo pezzi e cambieremo quelli che abbiamo, ma sempre vogliamo ripescare le canzoni popolari antiche spagnole e riarrangiarle. L'altra idea è prendere una bella canzone popolare spagnola e mescolarla con una  tarantella siciliana.....».

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