“Angelo per Cristiano” all'Ex Carcere
“Questo corpo in cui transitano echi della caduta e del volo è ancorato a un muro, come se l’esterno voglia trattenerlo senza poterlo attraversare, con il sospetto che dietro di esso ci sia l’ignoto tanto desiderato e temuto.” E ancora scrive la Luberti sulle proprie modalità di relazione rispetto ai significati dell’immagine: “Scopro nelle fotografie della Woodman quel rapporto tra spazio, luce e movimento che distorcendo le forme, cancellandole, le rende paradossalmente intense. La forza di queste immagini, quasi tutti autoscatti, rappresenta la capacità evocativa di uno spazio immaginario, di un altrove sempre presente dietro al reale.” È così che assistiamo alla trasposizione nel proprio lavoro del quotidiano della regista che trascina con sé l’eco del tempo eterno, il mondo interiore e privato, e lo spazio dell’intimità lascia il posto a ciò che dall’esterno preme: il tempo e il tempo vissuto dal corpo, attraversato o posseduto.
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