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Da Palermo a Gibellina, viaggio nei profumi d’Oriente

  • 25 gennaio 2005

“Conserva il proprio nome, segreti / tesori di bellezza / solo gli uccelli migratori / ne tradirono il segreto svelandolo ad altri. / Questo piccolo villaggio assopito tra terra e cielo / d’immenso splendore aperto su valli infinite...”. Questi versi di un poeta yemenita rendono la magica suggestione di un meraviglioso viaggio attraverso quello che Pier Paolo Pasolini definì “il paese più bello del mondo”. In questi giorni è possibile percorrere, almeno idealmente, questo itinerario grazie a alla mostra “Yemen. Assonanze. Arte e mito dalla terra della Regina di Saba”, che, dopo aver girato l’Europa e alcune città italiane, è approdata a Palermo, fino al 20 febbraio, presso l’Albergo delle Povere (Corso Calatafimi, Orari: giorni feriali: 10 – 19, festivi: 10 – 13. Chiuso il lunedì. Ingresso libero).

La mostra - sostenuta dall’assessore regionale ai Beni Culturali, Alessandro Pagano, dal Ministero della Cultura e del Turismo e dalla Soprintendenza alle Antichità della Repubblica dello Yemen, curata dalla Soprintendenza di Palermo e dalla Fondazione Orestiadi di Gibellina – propone al visitatore una ricca selezione di oltre trecento reperti archeologici che illustrano vari aspetti della civiltà yemenita: bronzi, preziose sculture in alabastro, statuette votive, incensieri, utensili, vasellame, sigilli, gioielli e monete che evocano gli affascinanti regni dei Sabei, dei Minei, dei Qatabaniti, degli Hadramiti, degli Himyariti, venuti alla luce soprattutto grazie alle campagne di scavo affettuate soprattutto a partire dagli anni Ottanta, con l’attività della Missione Archeologica Italiana. L’esposizione palermitana ha anche una particolare fisionomia legata al territorio, poichè la Soprintendenza di Palermo mette in mostra stele votive e altarini di cultura fenicio-punica, provenienti dagli scavi del tofet di Mozia e dalla Necropoli di Palermo. Dallo Yemen di ieri a quello di oggi, infine, con le immagini del fotografo palermitano Melo Minnella che attraverso il suo reportage ci mostra gli sguardi, le emozioni, i momenti di vita quotidiana della gente di quel paese, oltre a brani di paesaggio e vestigia di antichi monumenti.

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Ancora Oriente, infine, nella mostra organizzata in concomitanza con quella palermitana dalla Fondazione Orestiadi di Gibellina, che ospita, sempre fino al 20 febbraio, presso il Museo delle Trame Mediterranee, alle Case Di Stefano, l’esposizione “Gioielli del Mediterraneo. Dal Mar Rosso al Marocco” (dal martedì al sabato, dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19; domenica solo al mattino; lunedì chiuso. Ingresso libero). Esposti più di cinquanta pezzi, tra gioielli, tessuti, costumi e oggetti tradizionali datati tra il XIX e il XX secolo. Punto di forza dell’esposizione, la donazione di Giuseppe De Caro, che ha lavorato a lungo in Yemen per l’UNESCO, con gioielli yemeniti, porta Corano, dhuma e jambiya, i pugnali ricurvi tipici dell’Arabia del Sud. A queste opere si aggiungono anche altri oggetti reperiti dalla Fondazione Orestiadi nel corso di alcuni laboratori artistici tenuti nei paesi del Mar Rosso e del Mediterraneo, dove continua a lavorare, con una sede anche a Tunisi, presso il Palazzo Bach Hamba. Nello Yemen, invece, a Sana’a, la Fondazione ha aperto un atelier di arti visive tra maestri contemporanei e pittori yemeniti, ha presentato la mostra dell’Islam in Sicilia e la traduzione in arabo del testo del siciliano Michele Amari “La storia dei musulmani in Sicilia”. Un lodevole impegno all’insegna dello scambio e della comunicazione tra Oriente e Occidente, che riprende le fila del secolare rapporto tra cultura araba e cultura siciliana.

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