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Gli “angeli di Albert”

Chi è Albert Saccardi? Tutto quello che sappiamo di lui è che come un deus ex machina agisce nell’ombra e guida le gesta dei suoi quattro paladini

  • 20 dicembre 2003

Chi ha mai visto Albert Saccardi? O meglio ancora, esiste, davvero, e se sì, chi è Albert Saccardi? Tutto quello che sappiamo di lui è che come un deus ex machina agisce nell’ombra e guida le gesta dei suoi quattro paladini, emissari o ‘nipotini’ che vanno sotto il nome di Laboratorio Saccardi, e che rispondono a ogni sua chiamata proprio come le tre eroine del telefilm “Charlie’s Angels”, tanto in voga negli anni Ottanta, che abbiamo ironicamente (ma non troppo….) voluto evocare nel titolo di questo articolo.

I quattro – Vincenzo Profeta, Marco Barone, Giuseppe (Pino) Borgia e Toti Folisi, tutti nati tra il ’77 e il ’79 – non fronteggiano rapitori e trafficanti con agilità e travestimenti come le eroine televisive sopracitate, ma “scrivono, disegnano, fotografano, filmano e dipingono moltissimo, in maniera compulsiva, anzi non pensano ad altro”, come si legge nel foglio di presentazione della loro mostra, visitabile fino a gennaio 2004 presso la galleria francescopantaleone arteContemporanea (via Garraffello, 25, aperta il giovedì dalle 16 alle 20, gli altri giorni su appuntamento, telelefono 091.332482-326393).

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Perché papà Saccardi con l’arte non vuole avere niente a che fare, e i quattro non fanno altro che cercare di dimostrarlo, passando da un genere espressivo all’altro con irriverenza e sfrontata dissacrazione, ironizzando sui mostri sacri della storia dell’arte, da Picasso a Van Gogh, che divengono personaggi da fumetto nelle loro tele dalla fattura volutamente semplificata e dai segni infantili, pupazzetti alle prese con partite di calcio o situazioni buffe, accompagnati da titoli-chiave nelle associazioni stranianti che mettono in atto. Niente è intoccabile e tutto passibile di sfottò, dalle nature morte di Giorgio Morandi, associate al faccione sorridente e nazionalpopolare di Gianni Morandi, ai Concetti Spaziali di Lucio Fontata, i cui celebri tagli nelle tele vegono ricuciti con lacci di scarpe da ginnastica per divenire Concetti Allacciati, o alle opere di Burri, che del maestro informale mantengono solo l’evocazione del nome, richiamato da due panetti di burro che campeggiano sul quadro.

Insieme alle tele, un video divertente che prende in giro la figura dell’artista ‘ispirato’ e geniale, una parodia del nulla e del banale in bianco e nero, che riprende i film muti degli anni Venti, nelle musichette veloci, nelle scritte, nelle immagini ‘grattate’ dal tempo (forse un po’ troppo…). Ma attenzione, non chiamateli Dadaisti!! Questi ultimi rappresentano un ‘mito’, e come tutti i miti per i Saccardi vanno sfatati. Anche se è proprio l’assonanza con la voglia di rottura, l’energia incontenibile, provocatrice, e il nichilismo assoluto dei grandi avanguardisti di inizio Novecento che nacquero attorno allo zurighese Cabaret Voltaire nel 1916 ad aver colpito favorevolmente la giuria internazionale della quinta edizione della manifestazione Il Genio di Palermo.

Studi aperti degli artisti, che lo scorso 28 settembre ha assegnato ai quattro il premio Fondazione Banco di Sicilia, una borsa di studio da investire nella loro formazione e nella loro crescita creativa. “Riuscirà Albert Saccardi a non essere acciuffato dall’arte e a non diventare mai un artista?”, ci si chiede nella presentazione della mostra. Di lui non possiamo dire, ma dei quattro incontenibili soggetti del suo Laboratorio possiamo avanzare un’ipotesi, credendo che siano sulla buona strada, e siamo curiosi di vedere come va a finire…Per il momento, lasciamoli e lasciamoci divertire…

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