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"La marcia" di Koltès in prima assoluta al Garibaldi

  • 6 novembre 2006

L’amore dolce, delicato e armonico. La violenza che genera guerra e confusione. Due realtà diverse, lontane. Manifestazioni di sentimenti opposti. Ma se un giorno qualcuno decidesse di confrontarle e porle uno di fronte l’altro, cosa accadrebbe? Questo è quello che ha fatto Bernard Marie Koltès, autore drammatico francese, nel 1970. Un incontro dal quale è nato “La Marcia”, uno dei primi testi dell’autore scomparso nel 1989. Il testo è stato tradotto in Italia per la prima volta da Anna Barbera e Lina Prosa su concessione del fratello dell’autore, Francois Koltès il quale curerà le scene ed i costumi, e sarà rappresentato al Teatro Garibaldi di Palermo dal 14 al 18 novembre, alle 21.15, per la regia di Giancarlo Cauteruccio.

Si tratta di una prima assoluta mondiale per il “Progetto Amazzone” di Palermo, prodotto dalla Compagnia Teatrale Krypton in collaborazione con la Fondazione Metastasio Stabile della Toscana e l’Associazione Arlenika, inserito all’interno del cartellone della quarta edizione della manifestazione “Epica della cellula e dell’eroe - Cancer in blue /1996 – 2006. Dieci anni” del Progetto Amazzone, le sei giornate Internazionali Biennali. “La marcia” (titolo originale “La Marche”), venne messo in scena per la prima volta dall’autore per la sua compagnia "Theatre du Quai", fondata nel 1970 a Strasburgo. A dare voce all’amore e alla violenza con tutte le loro diverse sfumature sono quattro personaggi.

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Una coppia di sposi ed una coppia di fidanzati. Cosa li divide? I percorsi da loro tracciati che conducono a scenari e paesaggi diversi, espressione dei loro sentimenti. Gli sposi sono circondati da un paesaggio naturale, illuminato ed arcaico. I fidanzati, invece, si muovono all’interno di un paesaggio senza colori, decadente ed instabile. Ad interpretare i quattro simbolici personaggi saranno Fulvio Cauteruccio, Monica Demuru, Camilla Frontini ed Enrico Roccaforte. Nella stesura de “La Marcia”, ad ispirare Koltès, drammaturgo tradotto in tutto il mondo che ha saputo caratterizzare il suo teatro con quelle che sono le sue principali peculiarità, l’azzeramento dello spazio e la realizzazione del confronto-scontro, è stata la lettura della traduzione di Henri Meshonnic del “Cantico dei Cantici”.

Un testo importante dal sapore sacrale che permette al regista Giancarlo Cauteruccio non solo di indagare tra i meandri del testo, ma anche di portare in scena un’opera poco conosciuta ma sicuramente un prezioso tesoro del teatro donato dall’autore francese. E’ un teatro di luce, quello di Cauteruccio, in cui arte e tecnologia s’incontrano e generano atmosfere inedite. Conosciuto in Italia e all’estero, le sue opere sono state rappresentate sia nei più importanti teatri italiani, sia nelle più grandi capitali del mondo come New York, Mosca e Berlino. Il biglietto d’ingresso per lo spettacolo è di 10 euro l’intero e 5 euro il ridotto.

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