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"Storia segreta della Sicilia", un'isola sotto controllo

  • 27 febbraio 2006

Le dinamiche geo-politiche del mondo sono mutate e la revisione in atto disegna a distanza un quadro storico più obiettivo e ricco di particolari. Questa è anche il caso della Sicilia, come dimostra Giuseppe Casarrubea, storico siciliano, che per i Tascabili Bompiani ha pubblicato il saggio dal titolo “Storia segreta della Sicilia. Dallo sbarco alleato a Portella della Ginestra” (pagg. 353 - Euro 9,00). Dopo l’introduzione di Nicola Tranfaglia, "Anatomia di una strage con molti colpevoli", viene dato risalto alla vastità della cosiddetta “Operazione Sicilia”, un progetto sviluppato alla metà del 1945, con l’avallo politico del Dipartimento di Stato americano, allo scopo di costituire le condizioni di controllo dell’isola, e attraverso questa dell’Italia intera e di tutto il Mediterraneo. Grazie anche all’impiego di forze del passato regime fascista, o con esso colluso, della pax mafiosa, realizzatasi tra le vecchie famiglie dell’isola, e l’aiuto del crimine organizzato - il banditismo locale in funzione di garante dell’ordine sociale - i nemici di un tempo divengono, per le truppe alleate, dei paladini a difesa degli assetti post-bellici. La Sicilia di quel periodo è, infatti, un pullulare di sbirri, spie, delatori e double agents.

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Una vasta rete spionistica vi opera per realizzare la “preparazione psicologica” delle masse e assicurare anche, con le minacce separatiste e una lunga scia di sangue, la permanenza dell’Italia, cuore del mediterraneo, nella sfera d’influenza a “Stelle e Strisce”. I documenti consultati dall’autore permettono di ricostruire le attività di alcuni irriducibili sostenitori della Repubblica sociale italiana. Gli sforzi di questi nello spostare un ampio potenziale di uomini e armi nei territori dell’isola, per poi utilizzare le risorse (quasi centomila adepti sull’intero territorio nazionale) contro il "fantasma comunista". Riaffiorano così i nomi di vecchi gerarchi ed esponenti del disciolto partito fascista, salvati da un’epurazione inattuata, come quello del principe Junio Valerio Borghese, fondatore e capo del commandos militare della X-Mas, o anche di Nino Buttazzoni, uno dei più stretti collaboratori del "Principe nero" nonché capo degli Np (Nuotatori paracadutisti). In questa ricostruzione si giunge, in una arco temporale che va dal giugno ’43 (lo sbarco alleato in Sicilia) al maggio ’47, a maturare quella che viene a rigori considerata come la prima strage di Stato dell’Italia repubblicana, quella di Portella della Ginestra – una radura tra San Giuseppe Jato, San Cipirello e Piana degli Albanesi alle porte di Palermo – avvenuta il primo maggio del 1947. Un fatto di banditismo, che non esaurisce il suo limite localmente, che non è solo politico, ma attraverso il quale si matura il nuovo assetto sociale che ha portato alla nascita di Cosa Nostra e a tutte le abominevoli forme di predominio che hanno caratterizzato la storia recente di questi ultimi anni.

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