Scava nell'abisso della violenza sulle donne: premiata la scrittrice siciliana Giusi Russo
"Di notte, solo di notte" vince il premio letterario Piersanti Mattarella. Nasce dall'urgenza di affrontare il tema muovendosi su un terreno doloroso. L'intervista
La scrittrice Giusi Russo
La cerimonia di premiazione si è svolta sabato 13 dicembre nella Sala della Protomoteca del Campidoglio, a Roma. Un luogo fortemente simbolico per un riconoscimento che porta il nome di Piersanti Mattarella, Presidente della Regione Siciliana assassinato dalla mafia nel 1980, e che dal 2015 premia opere capaci di valorizzare l’impegno civile e la resistenza sociale in ambito letterario e giornalistico.
Ricevere un premio intitolato a Mattarella, per Giusi Russo, significa assumersi una responsabilità che va oltre il dato letterario. «Penso che la scrittura, nella forma del romanzo in particolare, se affrontata con scrupolo e dedizione, sia davvero un valido mezzo di sensibilizzazione», spiega. E per chi è nata in Sicilia questa responsabilità si amplifica: «Questa virtuosa potenzialità si arricchisce di quella che Leonardo Sciascia chiamava sicilianità, che non significa necessariamente parlare della Sicilia, ma trasferire nella pagina quella vis drammatica che in qualche modo appartiene a questa terra». Una terra di contrasti, di chiaroscuri, di tensioni irrisolte. «La scommessa, che è anche una gravosa responsabilità, è quella di riuscire, attraverso la parola, a fare breccia nell’animo del lettore».
"Di notte, solo di notte" nasce proprio da questa urgenza. Affrontare il tema della violenza sulle donne ha significato per l’autrice muoversi su un terreno instabile, doloroso, mai rassicurante. «Si scrive sempre stando in salita, arraccando, franando, a più forte ragione quando il tema è così lacerante, così drammaticamente vero». I momenti di arresto non sono mancati, ma a spingerla avanti è stata «una chiara urgenza comunicativa, il bisogno di scavare nelle profondità di un tema così scottante, per stanare, o almeno tentare di farlo, le intime ragioni che spingono, da una parte le donne, dall’altra gli uomini, a gettare via le proprie vite dentro relazioni rovinose».
Il romanzo nasce dunque «da un’urgenza comunicativa: il bisogno incoercibile di sprofondare dentro abissi esistenziali che, guardati razionalmente, ci lasciano sgomenti». Ed è proprio attraverso uno sguardo più profondo che Russo prova a ribaltare l’incomprensione: «Se ci concediamo il privilegio di uno sguardo verticale, possiamo riuscire a immedesimarci, fino a scoprire che certa fragilità non ci è estranea». Per questo, sottolinea, «la storia di Angela, la protagonista, è anche la storia di ogni donna colpevole d’innocenza». Silenzio, notte e isolamento diventano così elementi centrali, quasi simbolici.
Non semplici scenografie, ma spazi interiori. A raccontarlo è la stessa scrittura del romanzo, come in uno dei passaggi più intensi: «Il buio ha i suoi rumori, la sua vita nascosta. Il buio si muove, come quando eravamo, prima di esistere. […] E c’è un punto, un punto preciso dove, se ascolti, se allarghi il respiro, senti che dal buio si libera la luce».
Accanto alla scrittura, c’è l’insegnamento. Un’altra forma di responsabilità che influisce profondamente sul suo modo di raccontare. «Si tratta di due attività che si influenzano reciprocamente. Dai miei ragazzi imparo ogni giorno quanto prezioso sia lo sguardo proteso verso il futuro e quello slancio vitalistico che è cifra dell’età adolescenziale». Un contatto quotidiano che le consente di «valutare ad occhi asciutti, e con uguale profondità, la sofferenza e la gioia». "Di notte, solo di notte" è stato scritto anche pensando a loro, agli studenti: «Alla fatica del crescere e alle azioni virtuose che noi insegnanti possiamo porre in essere per fare germogliare il seme della Bellezza che si annida dentro ogni ragazzo, quella scintilla di autostima, unica, vera difesa e barriera alle relazioni tossiche».
Il Premio Piersanti Mattarella arriva dopo un percorso già ricco di riconoscimenti – dal Premio Dostoevskij al Premio Nadia Toffa – ma per Russo non rappresenta un punto di arrivo. «Quello che mi appassiona della scrittura è la possibilità che essa offre di scandagliare l’animo umano», spiega, rivendicando un approccio psicologico che attraversa tutta la sua produzione, dal romanzo d’esordio Chilometro 9 al libro in uscita la prossima primavera. Le radici siciliane restano, infine, una presenza costante, spesso inconsapevole. «Crediamo che certe movenze o certa postura interiore siano originalmente nostre, invece […] sono la spia rivelatrice di un radicamento forte, ineludibile». Per lei, questo si traduce in «quello spirito tragico che innerva ogni mio romanzo, chiaro rimando a quella Magna Grecia in cui sono nata e cresciuta».
E se c’è un augurio che l’autrice affida ai suoi lettori è semplice e radicale: «È un libro che emoziona - conclude- perché la scrittura letteraria deve emozionare, se no è soltanto un esercizio calligrafico». "Di notte, solo di notte" vuole scuotere le donne, affinché riconoscano il proprio valore, ma parla anche agli uomini, indicando «l’unica strada possibile per la costruzione di una relazione sana: aprirsi alla vulnerabilità, senza averne paura». Un premio che parla alla Sicilia e al Paese intero. E che restituisce, ancora una volta, il senso più autentico dell’orgoglio siciliano: quello che passa dalla coscienza, dalla parola e dalla responsabilità.
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