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Si chiamava Zabut, è un borgo tra i più belli: qui la "Festa delle feste" ha 450 anni

Nelle celebrazioni rivestono un ruolo fondamentale le Luci dette "alla Veneziana", uniche in Italia, che illuminano l’Arco di Trionfo, e le Corone nei vari quartieri

Susanna La Valle
Storica, insegnante e ghostwriter
  • 19 maggio 2025

La Madonna dell'Udienza a Sambuca

Sambuca o Zabut come era il suo antico nome arabo, non è solo uno dei Borghi più belli d’Italia, è bellezza e accoglienza, fede e tradizione. Qui il tempo trascorre lento, ma non è mai tempo perso, è momento di riflessione, di presa di coscienza e conoscenza di sé e degli altri.

Sambuca non si è arresa allo spopolamento, una lunga agonia, ma sta lottando per affermare il suo diritto ad esistere. Così l’iniziativa delle case messe in vendita a pochi euro e ristrutturate, insieme a locali commerciali, perché non basta una casa ci vuole una rete, un indotto che renda attraente e vivibile un luogo.

Ma c’è dell’altro a Sambuca: "L’alto concetto impresso nel duro sasso, il Genio di Gagini che s’avvivò la pietra” come scriveva nel 1907 Don Giuseppe Cacioppo a proposito della Madonna dell’Udienza, "Regina e Patruna", che quest’anno festeggia i suoi 450 anni dal suo primo miracolo.

Tre settimane di festeggiamenti che termineranno alle 7.00 del mattino del prossimo martedì. Il culto Mariano diventa ancora una volta identità, non solo tradizione, per una Comunità che vede in Maria Santissima il tramite privilegiato attraverso il Suo Materno Ascolto.

La rappresentazione fisica è la stupenda statua di Gagini "dell'Udienza" una scultura in marmo di Carrara realizzata dallo scultore rinascimentale agli inizi del 1500, custodita all'interno dell'abside della navata centrale del Santuario di Maria Santissima dell'Udienza. Gangini fu definito da Vasari “Antonio da Carrara scultore rarissimo”, uno dei maestri della scultura e architettura del Rinascimento Italiano.

Scolpita in unico pezzo si pensa sia appartenuta a famiglie mazaresi, che la portarono a Sambuca, nascondendola in un’intercapedine di un forno, posto nella torre del Cellaro.

Fu ritrovata, racconta la leggenda, da un contadino nel 1575, nel periodo in cui imperversava la peste che fece 2000 vittime nel Comune. Ritrovata per caso, si pensò di far passare la Statua in Processione attraverso il quartiere dell’Infermeria, area predisposta per i malati, con la speranza di ottenere un miracolo.

Maria diede Udienza ai richiami disperati dei sambucesi che affidarono alla Celeste Signora la loro salvezza. Biblicamente le malattie una volta erano considerate come giuste punizioni scagliate da Dio nei confronti di un popolo ribelle o ingrato.

La Devozione racconta che il ricorso all’intercessione della Madonna potrà far terminare il Divino Castigo, salvando i peccatori. Sono trascorsi 450 anni da questa prima Grazia a cui nel tempo ne sono seguite tante altre “private” testimoniate da oggetti d’oro, d’argento a riprova come le varie suppliche abbiano avuto accoglienza e ascolto.

Doni oggi sono esposti durante la Processione su un drappo vellutato, indossato dalla Madonna, chiamato “grembiule”. Questi rappresentano solo una parte, altri sono stati fusi per realizzare la Corona di Madonna e Bambino.

La Madonna ha inoltre un ricco manto che anticamente veniva portato a casa degli ammalati, per dare temporaneo rifugio, aiuto e consolazione. Tutta la vestizione e svestizione a fine festa del Simulacro è affidata alle Dame di Maria S.S., mentre la discesa dall’altare “la Scinnuta” e il trasporto in processione “la Nisciuta” è affidata agli uomini riuniti in Confraternita.

Circa 100 Confrati che si alterneranno per portare sulle spalle 12 Quintali di Manufatto. Una Processione che percorrerà 11 quartieri della cittadina.

Il viaggio termina la mattina di martedì 21, quando la Madonna tornerà al quartiere dell’Infermeria. Una processione che inizia con un dondolare dei Confrati all’uscita dalla Chiesa, un oscillare avanti e indietro della Vara, una specie di saluto gioioso per la Signora.

Nella “Festa delle Feste” rivestono un ruolo fondamentale le Luci dette "alla Veneziana", uniche in Italia, che illuminano l’Arco di Trionfo, e le Corone nei vari quartieri.

Luminaria che ha richiesto vari anni di restauro e che quest’anno viene restituita in tutto il suo splendore. Per tutta la notte vi saranno lungo i quartieri, canti, invocazioni e acclamazioni come "E chiamamula ‘ccu putenza, viva Maria di l’Adienza", tra piante, fiori, luci e coperte con ricchi e complicati ricami poste sui balconi, I bambini saranno presi in braccio e avvicinati alla Sacra Statua per chiedere protezione, tanti fazzoletti la sfioreranno, diventando così preziose reliquie.

È un rituale di fede e devozione che avrà tanti momenti e eventi, sarà giocato il Palio, vi saranno prelibatezze salate e dolci, gioia e condivisione. Abbiamo detto che case e negozi comprati e ristrutturati, hanno visto arrivare nuove persone dai posti più disparati del mondo che si sono fusi in questa realtà urbana.

Ricordo uno scritto di un “nuovo Sambucese” che nella casa appena acquistata ha trovato suppellettili, mobili, grandi valige antiche per viaggi forse mai realizzati e persino la radiografia di due mani femminili, quelle della vecchia proprietaria. Un segnale che non è stato ignorato, due mani per continuare a proteggere l’amata dimora e il nuovo proprietario.

Questa è la magia di Sambuca, dove La Madonnina dallo sguardo dolce guarda, chinandosi verso il bambino che sorregge, a chi le rivolge suppliche e preghiere.

Uno sguardo tenerissimo, ingenuo, di una giovane Mamma, incorniciato da “lunghi capelli ondulati color oro” illuminata da una morbida luce che accenna un delicato e timido colorito su viso e braccia.

Una Mamma che rivolge attenzione e ascolto ai suoi figli fieri e innamorati, mentre grandi e lente “Babbaluci scivolano” sui muri delle case e nei Vicoli del quartiere Arabo si ascoltano echi di un mondo lontano.
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