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Specie a rischio e oasi uniche da tutelare: da Palermo parte la sfida per la biodiversità

Ai Cantieri culturali alla Zisa il Forum Natura 2030, in cui scienziati e ambientalisti hanno definito le nuove strategie per la conservazione della natura nell'Isola

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 28 novembre 2025

I fenicotteri della Riserva Naturale Saline di Priolo (foto di Fabio Cilea)

Nella sede di Legambiente Sicilia, all’interno dei Cantieri Culturali alla Zisa, si è svolto uno dei più importanti eventi annuali dedicati alla salvaguardia delle specie selvatiche: il Forum Natura 2030, che ha visto riunirsi scienziati, ambientalisti, tecnici e rappresentanti istituzionali.

Il Forum nasce dalla necessità di definire strategie condivise per la conservazione della natura in Sicilia, alla luce della Strategia Europea per la Biodiversità al 2030, delle Direttive Habitat (92/43/CEE) e Uccelli (2009/147/CE), della recente Legge europea sul Ripristino della Natura, e delle norme regionali in materia di aree naturali protette.

In questo quadro normativo complesso e ambizioso, la Sicilia rappresenta un territorio chiave: l’isola ospita infatti una biodiversità straordinaria, con oltre 3.000 specie di piante vascolari – più di qualsiasi altra regione italiana – e un numero eccezionale di specie endemiche, tra cui specie animali molto rare, come la Podarcis raffonei e l’aquila di Bonelli, e specie botaniche relitte, presenti soprattutto nelle Madonie, come nella catena dei Nebrodi e negli Iblei.

Esse sono risalenti al periodo delle eree glaciali o ancora a prima, ovvero a contesti climatici molto diversi dagli attuali, segnati dal surriscaldamento provocato dal comportamento umano.

Questo patrimonio naturale prezioso è esposto a pressioni crescenti, come abbiamo segnalato varie volte in numerosi nostri articoli. Tali pressioni sono originate dal consumo ormai generale del suolo, ma anche dalla propagazione degli incendi e da altri disturbi di origine artificiale. L’arrivo di un maggior numero di nuove specie invasive e la frammentazione degli habitat, per esempio, sono le principali minacce che stanno mettendo a rischio molte creature.

Tra i protagonisti presenti al dibattito del Forum possiamo menzionare Angelo Dimarca, referente regionale Aree Protette di Legambiente Sicilia, Salvatore Pasta, botanico del CNR/IBBR e collaboratore della IUCN, Marco Mastriani, coordinatore regionale Federparchi, Francesco Picciotto, dirigente del Servizio Aree Naturali Protette dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente e Mario Lo Valvo, zoologo dell’Università degli Studi di Palermo.

Nel presentare l’iniziativa, Giulia Casamento, referente Biodiversità di Legambiente Sicilia, ha sottolineato come il Forum rappresenti l’occasione per «fare il punto sullo stato delle aree naturali protette in Sicilia» e per definire «criteri naturalistici e oggettivi per la tutela della flora, della vegetazione e della fauna, individuando al contempo le aree necessarie a raggiungere l’obiettivo del 30% di territorio protetto entro il 2030».

Casamento ha anche evidenziato la fragilità del sistema dei parchi e delle riserve siciliane, che custodiscono un «patrimonio naturalistico inestimabile, ancora minacciato da attività antropiche, disinteresse e dalla crisi climatica». In molte zone, infatti, l’espansione agricola intensiva, la carenza di risorse per la gestione e il fenomeno crescente degli incendi compromettono habitat essenziali, sfortunatamente sconosciuti ai più. Esso sono le sugherete, le zone umide, i boschi ripariali e le rare praterie d’alta quota, presenti in alcuni promontori molto alti della nostra isola.

Il tema della biodiversità, ha spiegato Tommaso Castronovo, presidente di Legambiente Sicilia, non è solo una questione ecologica ma anche sociale ed economica: «Vogliamo raccontare una visione di futuro fondata sulla tutela del nostro capitale naturale e sul ruolo strategico della biodiversità nella mitigazione dei cambiamenti climatici».

Castronovo ha anche richiamato l’importanza di adottare soluzioni basate sulla natura, come il ripristino degli ecosistemi costieri, il recupero di aree umide e la gestione forestale sostenibile, strumenti in grado di ridurre rischi ambientali, sostenere l’economia locale e valorizzare i servizi ecosistemici fondamentali per la popolazione.

In un territorio che ospita specie uniche come l’Abies nebrodensis o la Viola ucriana il Forum Natura 2030 si è presentato quindi come un momento decisivo per rafforzare la cooperazione tra i ricercatori, le associazioni e le istituzioni, così da costruire una strategia di conservazione all’altezza delle sfide moderne, che mettono seriamente in pericolo gli ecosistemi siciliani come il clima della nostra Isola.

«La tutela della biodiversità e le azioni di conservazioni della natura costituiscono una sfida complessa che va affrontata con competenza e visione di un futuro diverso, e che ci impegnerà nei prossimi anni come associazioni, istituzioni e mondo scientifico» conclude Casamento, rispondendo a una domanda sulle prossime azioni che devono essere svolte per migliorare lo stato di salute degli ecosistemi.

«Per raggiungere l’obiettivo del 30% di territorio protetto occorre qualificare i processi decisionali e politici che devono basarsi su evidenze scientifiche e occorrono rigore e coerenza nell’azione amministrativa» spiega Angelo Di Marca.

Per questo gli ambientalisti presenti ritengono importante se non fondamentale il contributo del mondo scientifico, sollevando però dei dubbi su quel mondo scientifico che non è animato da spirito critico e che «non rifugge da facili acquiescenze verso il decisore politico», come sottolineato da diversi osservatori e dalle associazioni ambientaliste critiche nei confronti dei sostenitori dell’Osservatorio sulla Mufara.
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