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U tappitu pissianu e 'u tritticu: quando amici e parenti in Sicilia vengono "pi vidiri a casa"

Instancabile lavoratrice, Mariuzza aveva raggiunto la serenità economica e realizzato l’agognato sogno di una casetta. Ma quella casa fu la sua "ossessione"

Giovanna Caccialupi
Perito chimico industriale
  • 25 marzo 2024

Una casa in "stile siciliano" (foto da PianetaDesign.it)

Mariuzza, instancabile lavoratrice, di modeste origini, dopo anni di sacrifici e rinunce assieme al marito, aveva raggiunto la serenità economica e realizzato l’agognato sogno di una casetta, arredata con mobili comprati nel migliore negozio di Catania.

Tutto il paese assistette allo scarico e al montaggio dei mobili.

Per mesi si susseguirono visite di amici e parenti "pi vidiri a casa", e Mariuzza orgogliosa e felice riceveva e guidava i visitatori:
- Chistu è u salottu, e si chiama baloccu vinizianu!
- U tappitu, è pissianu!
- Chista è a cucina alla miricana!
- Chista è a sala di mangiari alla francisa!
- Chista è a cammira cu lettu di ottoni, e u tritticu di mogunu!
- I lampadari su tutti di bburanu!
- Pi lluttimu c’è u gabinettu, tuttu di mammuru o stili ‘ngrisi, u manicu du spazzulinu è macari di ottoni comu u letto!

Dopo l’entusiasmo iniziale, la casa nuova diventò l'ossessione di Mariuzza.
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Oltre la frenetica e meticolosa cura per mantenerla linda e ordinata, cominciò pian piano ad evitare di usare gli arredi:.
- Annunca diventunu tutti cosi, subutu vecchi!

Iniziò a non fare entrare gli ospiti di un certo peso nel monumentale salotto:
- Chisti, i puttruni mi sfunnunu!!

Poi le restrizioni aumentarono:
- Chisti hannu i picciriddi ca mettunu i pedi supa i puttruni, e mi toccunu i suprammobilil!
- Chisti fannu fetu di suduri e mi ‘mpregnunu i cuscini!
- Chisti parunu chi scappi ‘mpruvulazzati e mi llordunu u tappitu!

Poi approntò un cucinino in garage
- Annunca a cucina nova, si schifia tutta!

Per evitare di usare la sala da pranzo, organizzò le riunioni con amici e parenti solo d’estate, per poter apparecchiare una tavola improvvisata in cortile.
- Annunca a bella sala s’appizza!

Per ultimo adattò a camera da letto, una tetra stanzetta dietro il garage ed impose anche al marito di non usare il bagno "buono", ma il vecchio bagno che stava in cortile.
- Avemuu cessu megghiu di tuttu u paisi, non è ca l’amu a fari divintari subbutu vecchiu?

Il marito non potè mai sedersi sul divano, la televisione la guardava seduto su un vecchio sgabello sfondato e malfermo e poteva coricarsi nel letto nuovo solo quando era malato e doveva venire il medico.

E quando si azzardava a protestare, la moglie:
-Tu u sai quantu nni custanu sti cosi! Annu a divintari subbutu vecchi? Non è ca nni putemu accattari nautra vota?

Continuò a vivere come il custode di un museo, fino alla fine. Nonostante l’agiatezza raggiunta, iniziò a risparmiare su tutto.

Quotidianamente mortificava anche il più banale desiderio, soprattutto alimentare, suo e del marito. Conservava il più possibile, banconota su banconota, dentro una vecchia scatola di scarpe, nascosta sotto l’inutilizzata legna per la stufa.

La malattia degli ultimi anni, le fece dimenticare la preziosa scatola che fu scoperta e gradita da un'affamata famiglia di roditori.

Dopo la sua morte, la discordia tra i numerosi nipoti, innescò una lunga battaglia legale per l’eredità, che fece marcire nell’incuria "a casa nova nova di Mariuzza".
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