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Un meraviglioso esemplare architettonico in stile "moresco": è il palazzo Mazzone di Catania

Passeggiando lungo la via Umberto di Catania non si può che rimanere incantati dal suo fascino. Chi lo pianificò volle realizzare una struttura che agglomerasse in sé un vasto repertorio di ordini architettonici

Livio Grasso
Archeologo
  • 10 dicembre 2021

Palazzo Mazzone, Catania

Passeggiando lungo la via Umberto di Catania non si può che rimanere incantati dal fascino del Palazzo Mazzone, meraviglioso esemplare architettonico in stile moresco. Con questa espressione, si intende un orientamento stilistico che ricalca l’antica arte islamica ampiamente diffusa nell’area del Mediterraneo occidentale in un arco di tempo compreso tra l’XI e la fine del XV secolo.

Il termine moresco deriva dalla parola “moros”, indicando la popolazione musulmana dei mori che in passato hanno invaso la Spagna. Questo stile architettonico è fortemente radicato anche nella nostra tradizione edilizia, denotando una reviviscenza della cultura araba in Sicilia. Il monumento catanese, nella fattispecie, è uno degli esempi più calzanti dell’architettura moresca.

Le fonti storiche tramandano che fu costruito nel 1904 dall’architetto e ingegnere catanese Tommaso Malerba. Di lui sappiamo che nutriva una profonda passione per il cosiddetto Liberty francese e tedesco. L’architetto è anche ricordato per aver progettato varie opere edilizie che ancora oggi abbelliscono lo scenario urbano del capoluogo etneo; basti pensare, tanto per citarne qualcuna, al “Palazzotto Abate” e al “Palazzo Marano Giuffrida”.
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Tuttavia l’ingegnere Malerba, quando pianificò il palazzo Mazzone, volle realizzare una struttura che agglomerasse in sé un vasto repertorio di ordini architettonici. Secondo alcune testimonianze l’edificio rimanda al cosiddetto stile “Veneziano”, rivoluzionando il marcato preconcetto di considerare il complesso monumentale come espressione artistica del solo Liberty.

Siamo, per di più, a conoscenza che Tommaso Malerba dedicò il palazzo alla moglie e baronessa Annina Pilo di Capaci, conosciuta proprio durante il suo periodo di soggiorno a Venezia. Di grande pregio sono sicuramente i dettagli architettonici che si notano nella facciata; in particolare saltano all’occhio gli splendidi chiaroscuri, i trafori di archetti e le superfici decorate. Si tratta di una struttura che offre al visitatore un prospetto decorativo unico e singolare; il palazzo, dunque, non fa altro che rispecchiare lo straordinario eclettismo messo in opera da parte dell’architetto catanese, intento a progettare una costruzione dotata di innovazione e acuto sperimentalismo.

Di grande incanto sono indubbiamente le piccole logge della facciata principale, che risaltano attraverso pregevoli archi polilobati. Questi ultimi elementi ricoprono l’intero edificio, rendendolo ancora più maestoso ed elegante. Bellissime anche le paraste aggettanti che adornano il prospetto del monumento; di raffinata fattura appare pure il sistema articolato di trabeazioni.

La sapiente progettazione e combinazione di queste componenti ha permesso di ornare il palazzo con cornici d’imposta degli archi e un raffinato cornicione dotato delle così chiamate mensole a stalattiti. Anche i fregi presentano una commistione di più generi stilistici, richiamando alla memoria quell’eclettismo tipico dell’Ottocento. Infatti, gli stilemi che si possono ammirare rimandano alla tradizione araba e nord-europea.

Persino l’ingresso appare rivestito di archi moreschi, vetrate, fregi in stucco, parti in legno e cemento Portland. Nelle stanze interne si possono ammirare una serie di stucchi colorati che appaiono perfettamente intonati con i piccoli riquadri monocromi realizzati a tempera. Sono, invece, tipicamente Liberty tutti i vari dipinti che riproducono scenari paesaggistici e motivi floreali. Curioso notare, inoltre, come ogni stanza sia ricca di decorazioni che riflettono la destinazione d’uso dei vari ambienti.
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