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Uno spettacolo "sospeso" e il volto di una attrice: così il teatro è al fianco delle donne

Luana Rondinelli, con il suo lavoro di attrice, ha scelto di essere dalla parte della donne: con una campagna antiviolenza ed uno spettacolo ricco di speranza

Jana Cardinale
Giornalista
  • 16 aprile 2020

L'attrice Luana Rondinelli

Dalla parte delle donne, sempre. E oggi più che mai. L’attrice, drammaturga e regista Luana Rondinelli, impegnata a rappresentare, per vocazione, il viaggio verso la scoperta della forza delle donne, anche attraverso l’uso danzante della lingua siciliana, con picchi di illuminante ironia in opere che vogliono schiudere le porte alla consapevolezza, presta il suo volto oggi, in un momento così delicato per il nostro Paese, alla campagna avviata e condotta dai centri antiviolenza marsalesi "La casa di Venere" e "Metamorfosi", coadiuvati dal Tribunale di Marsala, con l’appello #nonsietesole, per scongiurare che le quattro mura domestiche, da posto sicuro, diventino luogo di soprusi e silenzi ad opera di un aguzzino con cui ci si ritrova a vivere.

Luana, costantemente al fianco di Palma Vitae, un’associazione di volontariato che opera a sostegno delle donne in difficoltà con l'obiettivo di dar loro accoglienza psicosociale e promuovere eventi culturali, in linea con la campagna nazionale contro la violenza di genere, ricorda il numero anti violenza e stalking 1522 e invita a chiamare, in caso di bisogno, come indica la campagna di comunicazione strategica necessaria per tutelare dalla coabitazione obbligatoria le donne più fragili.
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L’attrice marsalese, che ha fatto della sua naturalezza il più grande, e riconosciuto, punto di forza, ha da poco ricevuto alla Casa del Cinema di Roma il prestigioso Premio Afrodite 2020, giunto alla 17esima edizione e assegnato ad artiste quali Paola Cortellesi, come miglior attrice, e Mara Venier, quale miglior conduttrice televisiva. Per il primo anno, infatti, è stato inserito anche il premio teatrale, dedicatole per la regia di “Taddrarite”, pièce contro la violenza domestica sulle donne, con cui aveva conquistato il premio della critica al contest internazionale Etica in Atto 2013, oltre a quello del Roma Fringe Festival 2014 come miglior spettacolo e drammaturgia (vittoria, quest’ultima, che le ha consentito l’approdo della rappresentazione negli USA al San Diego International Fringe Festival 2016, anticipato dalla chiamata all’In Scena! Italian Theater Festival 2015 di New York). Tanti altri riconoscimenti le sono giunti negli anni: pluripremiati i suoi testi “Giacominazza”, insignito quale miglior scrittura originale al festival nazionale Teatri Riflessi di Catania, e “A Testa Sutta”, che ha ottenuto il Premio Fersen alla drammaturgia nell’anno che, peraltro, l’ha vista in giuria al prestigioso Premio Mario Fratti di New York.

Successi che hanno anticipato il lungo lavoro svolto sulla stesura e creazione di “Penelope – L’Odissea è Fimmina”, coronato dalla vittoria del Premio Anima Mundi 2018 alla drammaturgia femminile, assegnatole al Piccolo Teatro Grassi di Milano, prima del debutto estivo sulla scena delle Dionisiache del Calatafimi Segesta Festival 2019. Lo spettacolo era pronto per andare in scena a Marsala nel mese di marzo; per i divieti legati all’emergenza sanitaria in corso è stato rinviato a data da destinarsi. Un viaggio onirico, a tratti addirittura felliano, illuminato dall’ironia e profumato di mare.

Uno spettacolo che vuole indagare la strada tortuosa che una donna deve percorrere per arrivare alla consapevolezza di sé e della sua forza, che, una volta trovata, diventa dirompente e induce a smettere di aspettare e ricominciare. Quasi tutta recitata in dialetto siciliano, a metà strada fra dramma intimo decisamente femminista e commedia, tocca picchi di comicità per scardinare la struttura completamente incentrata sul vagabondo Ulisse dell’epico racconto di Omero e centrare l’attenzione su Penelope, perennemente in attesa. Un’attesa che però questa volta è diversa, configurandosi come un percorso lungo e catartico che porterà la protagonista a capire ciò che vuole e che l’amore, davvero, a volte non basta.

«La mia Penelope si riscopre donna fiera e coraggiosa – spiega Luana Rondinelli – ma il mio testo vuole anche essere una metafora della soggettività del tempo. Vent’anni possono durare un attimo o un’eternità e creano una distanza che non è più soltanto fisica, ma anche emotiva, che spesso porta ad un’inevitabile svolta».

A profumare l’aria di mito e sentimento, le musiche di Francesca Incudine, e la preziosa collaborazione con il regista Giovanni Carta. Luana Rondinelli si è diplomata alla scuola di teatro di Marsala diretta dal compianto Michele Perriera; ha continuato la formazione presso ‘Ribalte’, scuola romana di recitazione guidata da Enzo Garinei, e nel 2011 ha fondato la compagnia ‘Accura Teatro’.
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