Il suo teatro è la LIS, interpreta i "maestri del gesto": chi è Eugenia, Antigone siciliana
Un incontro speciale le cambia la vita, si sposta continuamente a caccia delle sue passioni. Nel suo nome di nascita e in quello che si è scelta c'è la sua "missione"

Eugenia (Antigone) Giancaspro
E perché ha visto nella sua figura il proprio alter ego. Eugenia Giancaspro, 35enne nata a Benevento da padre pugliese e madre siciliana, di Caltanissetta, con legami familiari a Marsala, interprete LIS, educatrice delle persone sorde, poeta slammer e attrice, dice di sé: «Eugenia è un nome che deriva dal greco che letteralmente significa "nata nel bene", ma nel tempo è prevalsa l’accezione di nobili stirpe ed è per questo motivo che è diventato il nome popolare delle principesse, e io mi sono sempre chiesta che merito si avesse nel nascere nel ben - racconta.-.
Per questo guardavo a una figura come Antigone che, invece, è nata contro, sia perché si ribella a delle leggi che lei ritiene ingiuste, per onorare il fratello che pur se nemico era sempre un suo consanguineo che lei desiderava proteggere e seppellire degnamente, sia perché sentiva di appartenere a un altro mondo e, dotata di sensibilità superiore, abitava una soglia; il caso vuole che poi subisce la condanna di essere murata viva».
Eugenia, è tornata a Marsala di recente, per partecipare al festival ‘Tempo di Poesia’, organizzato dall'associazione EtiCOlogica, presieduta da Simona Pecorella, che ha proposto il progetto "Con un filo di voce", esplorando la poesia femminile, la memoria e la sostenibilità, combinando laboratori di riciclo della carta con laboratori di scrittura poetica e performance.
Nell’ambito dell’evento è stata protagonista di un dialogo poetico con Bia Cusumano e Stefania La Via, assieme a Milena Cudia, referente della locale biblioteca comunale, che ha presentato la figura della poetessa Rosaria Giaconia, attiva nella città lilibetana in epoca risorgimentale.
Applauditissima, nel corso della serata condotta da Vinziana Rizzo, che si è chiusa con un reading poetico interpretato dall’attrice Giada Costa, dice: «Per me è stato un tuffo nel passato, perché da piccola venivamo a Marsala per andare al mare, in una casa di famiglia dove ritrovavamo dei cugini di mia madre».
Racconta di aver iniziato a fare poesia grazie alla poesia performativa e alle competizioni di Poetry Slam nel 2014, proseguendo nel 2017 con continuità.
«Crescendo ci si innamora di questa forma di espressione. Io vengo dal mondo delle Lettere. Ho studiato Letteratura moderna a Padova e poi ho conseguito la Laurea specialistica in Linguistica per la sordità e disturbi del linguaggio a Venezia dove ho potuto scoprire la cultura segnante e ho incontrato per la prima volta un professore universitario sordo.
Grazie a lui ho scoperto l’affascinante mondo dei sordi, una cultura portata avanti dalle persone sorde, dove ho deciso di diventare interprete sempre mantenendo un approccio sociologico; ho iniziato a fare degli eventi con tre poesie in tasca: una sorta di sfida con altri poeti, la cui regola base è esprimersi solo con il corpo e la voce in tre minuti a disposizione.
La lingua dei segni mi ha dato una potenza visiva ed espressiva fenomenale; per me è stato spontaneo doverle imparare a memoria e interpretarle perché avendo deciso di inserire la lingua dei segni all’interno delle mie performance non avrei potuto segnare e contemporaneamente guardare il taccuino, dal momento che interpretare la LIS richiede di essere in relazione con il proprio corpo e la persone che ricevono il messaggio, e nel mio caso il pubblico; il mio teatro è stata la LIS, perché mi ha costretta a stare nel mio corpo quando in un pub tenere alta l’attenzione dei presenti non è semplice.
Io sono un’educatrice e opero con la disabilità, e i sordi nello specifico – aggiunge - ma per me le persone sorde hanno un tratto fisico linguistico distintivo non separativo. Non è facile dare una definizione di sordità, e parlare di disabilità è riduttivo».
Attualmente Eugenia Giancaspro si trova a l’Arboreto - Teatro dimora di Mondaino, vicino Rimini, che è un teatro in mezzo al bosco, per vivere una residenza artistica in cui interverrà il Teatro Valdoca per preparare uno spettacolo con la regia di Cesare Ronconi e i testi di Mariangela Gualtieri.
Si fermerà per 17 giorni e reciterà la poesia della Gualtieri anche con una componente gestuale ma che non è la lingua dei segni. Le sue esperienze artistiche sono diverse: dopo Milano è tornata a Benevento e poi è stata in Sicilia, a Caltagirone e Agrigento, e ovunque in giro dove ci sono tanti festival di arti orali.
Nel mese di settembre si sposta a San Marino per un altro festival che si chiama ‘Artisti in casa’, e a ottobre lavorerà ancora con il Teatro Valdoca, «e poi chi vivrà vedrà».
Tra i suoi progetti ce n’è uno molto importante che ha ricevuto il contributo e il sostegno dell’Istituto Sordi di Milano: «Ho scritto e realizzerò un progetto assieme a Francesca Gerardo per un laboratorio di poesia accessibile in lingua dei segni, e per questo cercherò persone sorde a Benevento che abbiano voglia di approfondire la poesia slam; faremo un evento di Poetry slam a squadre accessibile alle persone sorde.
Quest’evento include un laboratorio che verrà ripreso e diventerà un piccolo documentario di letteratura visiva, che si svolgerà da ottobre a maggio».
Sui suoi interessi, legati alla poesia, alla lettura, e alla scrittura, dice: «C’erano tantissimi libri a casa, e avide lettrici erano la nonna e la mamma. Mi piaceva scrivere e leggere, e anche se per un paio di anni ho studiato Biologia, poi sono tornata alle Lettere e credo che nel mio destino ci fosse la scrittura. In famiglia hanno accolto bene questa predisposizione».
Lavorare con i sordi per Eugenia-Antigone, è una sorta di completamento. «Mi sono avvicinata per interesse accademico, ma ho realizzato che c’è una motivazione più profonda in me, perché credo che non bisogna essere sordi per esperire delle barriere comunicative. Io questo problema lo avevo, e ho riscontrato nei sordi dei miei simili, anche se le mie difficoltà di comunicazione non derivavano dalla mancanza di udito.
Oggi io sono il loro udito esterno e la LIS è portatrice per me di grande ricchezza. Mi sento utile, si crea una relazione speciale con l’altra persona. Di certo ho realizzato che avevo un bisogno smodato di stare con una persona sorda. I segni li devi vivere e imparare da persone sorde, che hanno cultura e competenza. La lingua dei segni è relazione, e per me è paritaria, perché loro sono dei maestri del gesto».
Ti è piaciuto questo articolo?
Seguici anche sui social
Iscriviti alla newsletter
|
GLI ARTICOLI PIÚ LETTI
-
MISTERI E LEGGENDE
L'hanno fatto i romani e c'entrano gli elefanti: la leggenda del Ponte sullo Stretto