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In America tornò da vincitrice mondiale: chi è Anita Vitale, il talento (siciliano) del jazz

Il suo legame con la musica venne fuori a soli 3 anni durante una festa di carnevale a Brolo, in provincia di Messina. La storia di Anita Vitale, voce sublime del jazz

Valentina Frinchi
Freelance in comunicazione e spettacolo
  • 19 febbraio 2023

Anita Vitale (foto di Paolo Soriani)

È a soli 3 anni che durante una festa di carnevale a Brolo, in provincia di Messina, l'insegnante della piccola Anita, a suon di caramelle, per vincere la timidezza, decise di farle intonare la canzone di "Heidi", il cartone animato che proprio nel 1978 spopolava in Italia.

La bambina, non deluse le aspettative della maestra, infatti non solo cantò bene ma non trascurò gli acuti previsti nel testo quando la stessa Elisabetta Viviani esclamava "Holalaidi".

L'insegnante capì che in quella bambina c'era un rapporto speciale con la musica, così si rivolse alla mamma dicendole: «Appena la bambina fa le divisioni me la devi mandare a scuola di musica».

Il collegamento con la matematica era chiaro: la musica è una matematica magica con una componente misteriosa incomprensibile. Del resto, erano i tempi in cui la piccola Anita giocava facendo la seconda voce al suo Cicciobello.

Anita si faceva più grande, e ogni volta che entrava a casa, fissava il mobile dell'ingresso, immaginando fosse un pianoforte, appoggiando quindi le manine su di esso e dando libero sfogo a delle note mentali del mondo dell'infanzia. Anita la musica ce l'aveva dentro.
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Quando sentì per la prima volta "Il Lago dei Cigni" di Tchaikovsky scappò subito al pianoforte per suonarla. Lo stesso per "Romeo e Giulietta" e "Rocky". Alla sera quando tutti dormivano, lei rimaneva sveglia per suonare il piano.

Qualche anno dopo, quando tramontò la passione per le colonne sonore, Anita si innamorò della musica di Stevie Wonder che da pochissimo aveva pubblicato "It's she lovely" dedicato a sua figlia Aisha. E così anche per la musica di Barbara Streisand, Diana Warwick, Louis Armistrong, Withney Huston.

La musica nera le avvolgeva l'anima.

Studiò quindi pianoforte classico completando i suoi studi a Capo d'Orlando fin quando la sua stessa insegnante le disse: "Guarda, secondo me devi studiare jazz" e così nel 1994 fu d'obbligo il trasferimento a Palermo nella scuola della Fondazione The Brass Group.

Qui fece un incontro dettato dal destino e da tanta fortuna perchè Anita diventa allieva della Maestra Maria Pia De Vito, una delle cantanti più importanti d'Europa, in una classe numerosa e affiatata in 3 anni magnifici di formazione di canto jazz.

Nei "Duke Ellinghton Singers", il coro diretto da Enzo Randisi, incontra Giuseppe Bellanca, un talento fuori dal comune che ricorda con molta emozione e su cui ho preferito non soffermarmi piu' di tanto perchè Anita fa ancora fatica a parlarne. Giuseppe Bellanca ci ha lasciati improvvisamente il 5 luglio 2019 a Milano.

Nel 2000 Anita Vitale vince una borsa di studio presso il Barklee College di Boston. Sogna di andare in America, suonare con gli americani, vivere ed emozionarsi con loro. E la lingua? Quello era un problema. Allora decide di trasferirsi a Londra per 6 mesi per imparare l'inglese trascorrendo giornate dure tra molteplici lavori e studio.

Arriva dunque il momento tanto desiderato di volare per New York, in un periodo caotico e drammatico in cui erano cadute da poco le torri gemelle. Anita così si iscrive al "New York City College" dove aveva vinto una borsa di studio, ma le venne smarrita l'iscrizione rendendo impossibile la partecipazione .

Una grande delusione, ma nulla fu perso. Anita quindi si dedica a frequentare la città a livello umano per le strade e per le jam session ma ci tornerà diversi anni dopo per un'esperienza straordinaria quando si recherà in questa scuola da vincitrice appunto insieme a tantissimi artisti americani, il sogno di una vita.

Il 2004 sancisce il momento più importante della vita di Anita Vitale. Frequenta il Conservatoorio di Groningen in Olanda dove studia con musicisti di fama internazionale come Ralph Peterson, Conrad Herwig, Brian Linch, David Berkmann, Dina De Rose, Ron Jackson, e Don Bradon.

Duetta con Bobby McFerrin all'Università di Musica di Amsterdam . Quella fu un'esperienza in cui le vibrazioni tra i due artisti si intrecciarono in un punto comune che va oltre la musica, che tocca l'immediatezza di intendersi e comunicarsi con grande spiritualità.

Nel 2013 arriva una strepitosa vincita. Anita partecipa ad una gara mondiale chiamata "Made in New York Jazz competition". Le selezioni venivano eseguite attraverso un video inviato online. Anita decide di inviare il duetto con Bobby McFerrin.

La giuria tecnica era formata da Joe Lovano, Randy Brecker e Lenny White. Alla manifestazione aderirono partecipanti provenienti da tutto il mondo, di tutte le categorie, tra big band, small band, solista, vocal, arrangiamento.

Anita vince come migliore cantante e migliore artista. Trionfa e vince tutto. È la regina del Festival. Vince 3878 dollari e un concerto con Lenny White e Joe Lovano previsto per il 3 maggio di quell'anno all'interno del "Made in New York Jazz Competition Gala Concert"

Alla mia domanda: "sei consapevole della tua grandezza?", Anita con l'umiltà che la distingue risponde prontamente, smentisce, riconoscendo un merito a Daniela Spalletta talento per lei inarrivabile.

Smonta il fato della competizione ma vuole seguire la risposta emotiva di un artista e quindi la capacità di trasmettere e riconoscere le proprie emozioni attraverso una vibrazione, la gratificazione piu' grande. C'è della nuova musica dentro ai suoi sogni, con il desiderio di trasmettere alla gente una forma di vita vera, senza fronzoli e lontane da ipocrisie.

C'è un desiderio dell'anima di esibirsi accompagnata da un'orchestra perchè è in quell'atmosfera artistica che sente spiccare il volo come quando il 14 febbraio 2020 a Catania al Teatro Ambasciatori si è esibita con la fantastica Hjo Orchestra diretta dal Maestro Benvenuto Ramaci.

Grazie ad Anita, fisico esile, spirito grande, voce sublime, bellezza assoluta.
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