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"Lezioni di volo": in sala con Giovanna Mezzogiorno

Balarm
La redazione
  • 19 marzo 2007

La vulnerabilità fanciullesca, incosciente e priva di stimoli o di desideri nel cambiare il mondo sono da sempre alcuni dei temi maggiormente affrontati da Francesca Archibugi nelle sue produzioni cinematografiche. Su questi la regista ritorna dopo sei anni in “Lezioni di volo”, uscito nelle sale italiane lo scorso 16 marzo, interpretato da Giovanna Mezzogiorno e prodotto da Cattleya e Rai Cinema. Alle 10,30 di mercoledì 21 marzo la pellicola verrà proiettata presso il cinema Aurora (via Tommaso Natale 175) e successivamente discussa alle ore 12 alla presenza dell’attrice e della regista, in un incontro con gli studenti moderato dal docente di Storia e Critica del Cinema Sandro Volpe; alle ore 20,30 dello stesso giorno la regista e la protagonista saluteranno il pubblico dell’Aurora. Il film ruota intorno alla vita e alle avventure di Pollo (Andrea Miglio Risi) e Curry (Tom Angel Karumathy), due compagni di scuola inseparabili, come i loro stessi nomi lasciano intuire, che passano molto tempo insieme e poco a scuola.
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Bocciati alla maturità, i due partono per una vacanza in India, non per ricercarvi quella spiritualità in genere osannata da alcuni occidentali, ma per trovare una via di fuga ad una vita troppo vuota, cercando un pretesto per la partenza nell’improvvisa crisi d’identità che affligge Curry, ragazzo di origini indiane adottato da una instabile coppia italiana e desideroso di ritrovare la propria madre naturale. Il piano riesce, i due giovani partono per l’India e, dopo una serie di imprevisti che rendono il viaggio del tutto dissimile da quello che avevano immaginato, si ritrovano nel deserto del Thar a riscoprire interesse per la vita: Pollo si innamora di Chiara (Giovanna Mezzogiorno), coraggiosa ginecologa di una Onlus internazionale, Curry scopre l’India, prima con un sentimento di rifiuto e poi restandone affascinato. È una storia che non si discosta dalla poetica dell’adolescenza comune alla regista, ma è pur vero che il film stupisce proprio perché unico rimasto a raccontare con credibilità e verosimiglianza la nuova generazione e ciò che la riguarda, il suo linguaggio e i suoi gesti, la sua sfacciataggine e la sua abulia latente.

Quelli della Archibugi sono personaggi veri che, in quanto tali, chiedono solo del tempo per capire chi sono, cosa vogliono e dove sia giusto cercarlo: sia che essi siano ragazzini che adulti. Se i primi hanno il grave compito di crescere, ai genitori va il demerito di aver allevato figli immaturi che dalla vita pretendono poco o nulla, abbandonando se stessi all’irresponsabilità e all’inconcludenza, mentre l’occhio della regista guarda i loro movimenti senza giudicarli, casomai cercando di comprenderli. La lontananza da genitori iperprotettivi e dal loro tentativo di riparare i propri figli da tutto, porta i due giovani protagonisti ad apprendere la vita, i suoi doveri e le sue sfide da una giovane donna, nel cuore pulsante dell’India, lì dove mai avrebbero pensato di risentirsi vivi.

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